I soltanto un posto noioso che ti sottoponeva ~Ila logorrea dei soci, al logorio del tempo, no. Il Circolo diventava un osservatorio, e· da quell'osservatorio tu potevi spingere lo sguardo sull'odiata classe media, causa e origine di tutti i mali del sud, perchè a qualsiasi partito appartenga il cavalieravvocatocommendatore resta, e rimesta sempre nel solito impasto d'imposture - lo di7" ceva pure Salvemini. E dunque il Circolo lo potevi definire: una comunione di ozi, frivolo tirocinio di quel grande ozio sociale cui cooperano fino alla morte tutti gli appartenenti alla cosi,ddetta classe dirigente. La loro alleanza: un viluppo di boria, di sconcezza, di borbonica ingerenza. La vera classe dirigente meridionale ». Questo è uno dei monologhi di 11assimo de Luca, protagonista di Ferito a morte nella stessa misura in cui sono protagonisti tutti gli altri personaggi o il genius loci poichè il libro è anche il referto di un'alienazione collettiva. Giovane napoletano intellettualmente implicato, Massimo esaurisce le sue velleità nello sfogo del disadattato. A lui s'affiancano il fratello Ninì, la famiglia, gli amici, i concittadini immersi nella Foresta V ergine, impasto lussureggiante e onnivoro di natura e biologico mugugno, la leggenda di Napoli insomma ricreata con i monologhi e i dislochi di tutti questi personaggi, coralmente, e con metafore « metà sociologiche e metà freudiane n come ha scritto acutamente Giuliano Gramigna su « Settimo Giorno ». Massimo si sente estTomesso dalla Storia, di cui avverte il soffio bene- · fico a distanze lontane. Stato di alienazione il suo che provoca persino afasia e lo immerge nell'apatico rosario di una vita dispersiva confinandolo in una sorta di monomania: la speranza dell'evoluzione, l'ossessione dell'evasione ripetuta ad ogni istante, se ne parla sempre ma più come alh·o-da-sè, non 1 si parte mai e il vaniloquio continua per anni, le 1 doglianze si accumulano fino all'esaurimento e diventano origine di frustrazioni durante un tempo infinito e immobile che è tutto cc una bella giornata ». L'amarezza è temperata solo dal mare, dal sole, da quella natura cioè di cui Massimo conosce la bellezza e il fagocitante pericolo. Egli è solo, respinto dentro di sè dagli an1ici che ne irridono la problematica esistenziale e il bisogno irrealizzato d'impegno civile; amici soli anche essi, ma non lo sanno e snervano nel gruppo - torpido agglomerato di cervelli, muscoli, carne e sangue che macerano al sole, inerti - la loro superficiale energia, tutta una nevrosi visiva, un ,apparire qui ed ora senza altro pensiero ... Per Massimo, nel corso della sua autoeducazione, cominciano le delusioni aggravate da coloro che strizzano l'occhio alla Foresta Vergine o detengono le leve del potere: l'armatore-sindaco e il redattore-capo sono gli esemplari di una élite siffatta. O sottomettersi e adeguarsi, o andarsene: «· .•• e poi dicono che i migliori emigrano. Si capisce: utilizzati così. .. ,,. Massimo ha sotto gli occhi il caso di Gaetano cl1e si adatta a tuttofare nella redazione di un giornale cittadino con la sola speranza di pubblicare un articolo, che magari non passa perchè privo di complicità. Gaetano appunto è il suo antagonista, l'amico che non è nel giro, che ha il pensiero fisso di diventare giornalista a Milano, che ogni giorno gli rimprovera - e si rimprovera - l'attesa. L'umor nero di Gaetano è il contrario dell'indulgenza che governa i rapporti nella Foresta Vergine. Rigoroso nel- rifiuto d'ogni alletta- • 116 -Bibliotecaginobianco
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