CRONACA LIBRARIA Narrativa LA CAPRIA - L'esordio narrativo di Raffaele La Capria con Un giorno d'impazienza (Bompiani, 1952) fu ritenuto da molti un aggiornamento degli Indifferenti moraviani. Questa ipoteca (e l'impossibilità di incasellare l'autore negli schemi correnti) probabilmente contribuì con altre ragioni effettive a mantenere fin troppo caute le accoglienze. Ferito a morte (Bompiani, 1961) secondo romanzo dello scrittore napoletano - Premio Strega - sollecita almeno uno sguardo ali' opera prima. Fra disuguaglianze di tono e cadute ingenue Un giorno d'impazienza non solo conteneva i germi di un mondo poetico e la mediazione in atto di interessanti fonti letterarie, ma testimoniava - oltre che una indiscussa bravura - il coraggio di isolarsi dalla esplosione neorealistica, la decisione di fare una partenza pericolosa. Pretenziosità, si disse come un'accusa, ma accusa che suona piuttosto come riconoscimento indiretto - per chi vuole intendere e ne fa il giusto uso - a una sincerità totale, a un impegno non casuale di ricerca e di esperimento. Appunto In tale prospettiva Oreste del Buono ha giudicato Un giorno d'impazienza cc romanzo sottile, capillare addirittura, eppure forte, violento. La straordinaria padronanza della tecnica narrativa giocata su vari piani temporali, che ha abbacinato qualche recensore, non è cosa a sé... La Capria ha scritto uno dei romanzi più vivi e meno dilettanteschi degli ultimi quindici anni ». ( cc Quaderni milanesi 1>, n. 11961). La premessa dopo tanto silenzio è maturata. Si potrebbero alfineare gli spunti di Un giorno d'impazienza e i successivi sviluppi di Ferito· a morte per dimostrare la coerenza di La Capria, il suo itinerario via via affinato. Si veda nel primo libro, ad esempio, l'approccio- dell'autore a certa borghesia della sua città insediata nei Circoli nautici. Simbolicamente l'essenza di questo ceto è nello « sguardo bovino che galleggia assente nel bianco degli occhi » e dilaga, privo di tensione intellettiva, accidioso, « troppo comune tra la borghesia di quaggiù. I figli lo ricevono dalle madri piene di sussiego, come chioccie, e dai padri, apoplettici o malati di fegato, che s'annoiano nei circoli cittadini, con le palpebre di piombo abbassate sul tavolo da gioco ... ». È un breve accenno che non va oltre l'enunciazione generica, non s·upera il tentativo di sciogliere in una chiarificazione totale - dei sentimenti ~Ila storia - H buio che avvolge il giovane protagonista. Eccone invece in Ferito a morte l'evoluzione, circostanziata stavolta e perno saldo nell'economia del racconto: « ••• Tu dicevi: il Circolo Nautico. E il Circolo non era più 115 Bibliotecaginobianco
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