I almeno, l'ulteriore problema del se sia più opportuno procedere alla istìtt1zione di facoltà decentrate o di una Università che conservi l'an- _tico carattere unitario dell'istituto e sorga, quindi, come gruppo organico di facoltà. Problema che per suo conto, poi, si connette alla questione fondamentale se occorra obbedire al criterio delle grandi sedi o non convenga piuttosto indirizzare gli sforzi verso le medie città. A me sembra cl1e una volta posto il problema i11questi termini, e sono i st1oi termini più esatti, o, se si preferisce, meno vaghi, la soluzione sia già trovata, non foss'altro per la mancanza nel Mezzogiorno di una città che a preferenza, anzi ad esclusione delle altre, possa diventare una grande sede universitaria. Ma si può dire di più, e , proprio partendo dall'impostazione generale di tutto il problema clie l'istituzione dell'Università nel Meridione collega alla politica di sviluppo che si persegue in queste regioni. Perchè la politica di sviluppo delle regioni meridionali significa anche e soprattutto politica di diffusione delle istituzioni cittadine in regioni tipicamente contadine, significa politica della città e soprattutto della città media. Si tratta della ridistribuzione della popolazione per tipi di insediamento e per tipi di attività e quindi della localizzazione delle attività cittadine e delle istituzioni cittadine. Si tratta, in altri e più brevi termini, di creare al Sud, in a11alogia a quelli che qualche economista chiama poli di ,diffusione economica, un certo numero di poli di diffusione culturale. Il dece11trame11to delle facoltà, in definitiva, mi sembra più proprio alla situazione politico-geografica del Sud e soprattutto più consono ai fini che si devono perseguire con la creazione di istituti universitari nel Sud. Indubbiamente bisogna tener presente quel che questa tesi comporta dal punto di vista organizzativo e fì.11anziario. Il decentramento è un mezzo per perseguire dei fini di politica ct1lturale e non è un fine a sè stante. Non è allora un problema di costi quello che può opporsi al decentramento delle facoltà, 1Jerchè gli scopi da raggiungere posso110 be11 valere un maggior costo delle istituzioni; vi è, invece, un problema di organizzazione scientifica che bisogna avere presente; e qui appunto bisogna collegare la qt1estio11e del decentramento a quella delle facoltà da istituire. Non ha importanza, ad esempio, ,dal punto di vista che interessa, che sorgano in sedi diverse una Facoltà di economia e commercio e una Facoltà di ingegneria. Sarebbe stolto, per contro, istituire in due diverse città una Facoltà di ingegneria e una Facoltà di architettura. Quanto alla Facoltà di scienze, per continuare sempre nell'esemplificazione, essa potrebbe ben stare per ~ suo conto, se si addivenisse nel Mezzogiorno, a somiglianza di quanto esiste già a Torino e a Milano, alla creazione di un Politecnico. In questo caso, e sarebbe questa della creazione del Politecnico una meta da raggiungere, alla Facoltà di scienze potrebbe forse affiancarsi la Facoltà di agraria. Si tratta di considerazioni meramente esemplificative; ma esse vogliono ribadire un punto cl1e mi sembra essenziale. Posto che ad aggredire la situazione economica, sociale ·e culturale del Sud è opportuno il decentramento delle facoltà universitarie, que53 Biblioteca Gino Bianco \
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