' innunierevoli difficoltà incontrate, che come impulso da essi dato allo sviluppo dell'ambiente. Certo noi non siamo tanto idealisti da raffigurarci gl'imprenditori come dei presidenti di opere di beneficenza; ma ci sia consentito purtuttavia di ripetere che quando li si chiama perchè vengano ad intraprendere nuove. attività nel Mezzogiorno, si è tanto realisti da presentare a questi imprenditori un quadro nient'affatto idil- ·' liaco dell'ambiente meridionale. E questo ambiente, in parte ancora feudale, con tutte le sue .difficoltà, con scarsezza di mano d'opera qualificata, con strade ancora impervie, con trasporti e comunicazioni inadeguati, ecc. si sa bene che non è quello della Ruhr; ma vogliamo aggiungere ch'esso in tanto è quello che è, in quanto, a parte le manchevolezze •dei vari governi, è mancato un certo impulso a renderlo più moderno e. vivo. In sostanza, come non si può affermare che nelle regioni più sviluppate è stato per forza di cose il solo ambiente a generare l'industria, o il solo magnifico spirito di intrapresa dei pochi a crearlo, ma .piuttosto l'interdipendenza dell'uno dall'altro (senza contare che proprio nel Nord furono maggiormente i capitali stranieri a creare le prime industrie locali), così si può affermare che all'ambiente del S11dè mancato finora 'luell'impulso, con i suoi effetti moltiplicatori, che solo l'industria riesce a dare. Certe infrastrutture, in primo luogo quelle non primarie, son determinate, ad esempio, più dal bisogno manifesto delle popolazioni con un certo tenore di vita, che dall'opera attiva dei governanti; nel senso che questi molte volte sono costretti a intervenire per le pressioni esercitate dal basso (o meglio da ben qualificati gruppi di interesse). Ora è ovvio che popolazioni quali quelle a basso tenore di vita, con attività economiche minime, non riescono in concreto a delineare un programma di lavori pubblici, basato su strade ampie, o su comu11icazioni più rapide, o su porti più attrezzati. Oltre tutto, se pur le cl1iedessero, come è stato a volte il caso per il Mezzogiorno, si direbbe che si tratta di richieste eccessive di cc sprechi >>, e che no11vi è convenie11za economica effettiva ad andare incontro a certe rivendicazioni. Quando invece le attività economiche tendono ad ampliarsi, le richieste di nuove infrastrutture si fanno più pressanti, perchè le vecchie non reggono più. Con tutto questo non si vuol dire affatto che lo Stato deve disinteressarsi delle nuove esigenze, o meglio postecipare la st1a azione al momento successivo, che sarebbe quello della dilatazione dell'economia locale. Tutt'altro: lo Stato moderno deve prevenire certe esigenze e impostare la sua attività in direzione dello sviluppo economico fin dal momento in cui si avverte la necessità di promuovere 1111'areadepressa. · Ma uno ,Stato 1noderno, inteso nel nostro senso, non piace indubbiamente agli imprenditori: chè esso nel programmare i lavori pubblici .dovrebbe anche pianificare i successivi interventi privati nel processo di industrializzazione, come in effetti è avvenuto in Inghilterra. Oggi invece abbiamo in Italia uno Stato paternalistico ed elettoralistico, la ct1i azione è quasi sempre frammentaria e settoriale, senza alcun coordi~ ·namento fra enti pubblici e privati imprenditori; e questi pertanto sono 40 Biblioteca Gino Bi neo \
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