Nord e Sud - anno VIII - n. 20 - agosto 1961

guerra; oppure j comunisti non accetteranno nessuna garanzia, ed i \ negoziati saran110 infruttuosi. Ma vogliamo anche ammettere che i russi siano disposti a qualche concessione: non resterebbe sempre Berlino una cc provocazione continua per l'i1npero comunista»? Berlino continuerebbe ad essere isola di ricchezza, di prosperità e, quel che più conta, di libertà, in un mare di servitù e di miseria: e soprattutto continuerebbe a richiamare profughi. E chi mai potrebbe costringere i berlinesi a ca'cciare via i loro compatrioti delle province tedesche orientali? (E potrebbero i comu11isti tollerare a lungo un simile fatto o non ritenterebbero subito di occupare definitivamente l'ex-capitale del Reich? E non diverrebbe, quindi, la città una minaccia assai più grave di ora alla pa'ce mo11diale? Tutte queste osservazioni che abbiamo fatto tendono solo a dimostrare due cose: che, a furia di concentrare tutta la nostra attenzione sulla questio11e della città di Berlino, noi vediamo l'albero, m,a' non scorgiamo la foresta; e che la posta che i sovietici hanno messo in gioco questa volta è qualcosa di assai diverso che il futuro di due miloni e mezzo di berlinesi, e di assai diverso, soprattutto, dall' esigenza· di consolidare lo status quo nell'Europa orientale o anche nella sola Germania. Tra la crisi di Berlino del 1948 e quella che si profila oggi v> è una differenza di fondo: che, cioè, tredici anni fa non esisteva praticamente uno stato tedesco indipendente, mentre oggi ne esiste uno, la Repubblica Federale di Bonn. È questo semplice fatto, che gli osservatori politici tendono stranamente a trascurare o addirittura a dimenticare, che rende la situazione di oggi profondamente diversa da quella di allora. E poichè sarebbe assurdo supporre che i comunisti non ab- \ biano consapevolezza di questo fatto, mi sembra che ,da essi, appunto, ' sia necessario muovere per intendere ciò che veramente determina la · ...... , 12,_rvoolon~--~i rendere di nuovo ~~t~ ~~i. L'esistenza di uno stato j ted~sco indipendente, libero e dinamico al centro dell'Europa - tale è la reale situazione delle cose e tale, quindi, bisogna supporre che sia il punto di partenza del ragionamento sovietico - rappresenta un punto di forza per l'Occidente fino a quandÒ tale stato è legato strettamente all'Occidente medesimo, fino a quando è integrato politicamente all'Europa libera. Ma· il giorno in cui questa stretta integrazione venisse meno, quello stato tedesco al centro dell'Europa non rappresen- < terebbe più, per l'Occidente, una ragione di forza, ma una fonte di debolezza, un motivo di disunione, potrebbe, addirittura, rappresentare il primo avvio ad una rapida balcanizzazione dell'Europa. Questo è il 23 Biblioteca Gino Bianco •

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