fatti del luglio 1960. Alle giunte comunali di centro-sinistra si volle contrapporre, _nella speranza di ottenere immediate ripercussioni i11campo nazionale, una vicenda· esemplare, questa volta, del peso che le destre ancora conservano e capace di offrire {in'occasione di rivalutazione politica sia al PLI che alle correnti conservatrici della Democrazia: Cri- · stiana. Il regionalismo e l'autonomia non c'entrano per nulla. Esiste evidentemente il pericolò che queste 11ostre considerazioni siano comprese come una sconsolata· ammissione: in Sicilia, allo stato dei fatti, la soluzione di centro-destra è la sola possibile e realizzabile. Se così fosse, non ci sarebbe che rispolverare il vecchio detto secondo cui chi semina ~ento raccoglie tempesta. Il modo come la DC e tutte le altre forze politiche hanno puntato in Sicilia su gli elementi deteriori d'u-na situazione sociale e produttiva già così largamente deficitaria; il duro schiacciamento che i grandi monopoli hanno effettuato, in sede economica, di ogni germe di rinnovamento auto!)omo e di ogni forma·- zione di nuovi, moderni ceti imprenditoriali; la mancata industrializzazione; la mancata riforma agraria; il regime di universa·le corruzione che è in gran parte diretto portato dello strumentalismo centralistico de1 gruppi politici nazionali; tutto ciò non poteva dare che frutti amari. Sulla scala delle responsabilità vanno collocati, press'a poco allo stesso gradino, democristiani e comunisti. I primi con la loro incapacità di rottura' con le destre locali, dentro e fuor1 il partito, con la loro incapacità a rinunciare a un solo voto e, quindi, col loro puntare! sulle vecchie clientele, mafie e cricche; i secondi col loro tradimento della piccola e media borghesia produttrice dell'isola, in formazione e ricca di slancio ali' epoca della Sicindustria', e la loro successiva alleanza, a obiettivo nazionale, con i gruppi eversori della destra economica locale. Ci pare infine opportuno far rilevare che, almeno fino a questo 1nomento, la crisi siciliana non hc:tdato luogo, se non marginalmente, a quei vistosi e sconcertanti fenomeni di trasformismo o, meglio, di amoralismo politico a cui Palermo ci aveva abituati. Non ci sono stati scandali, o qua'Si. Gli_inviati speciali acquartierati nel famoso atrio del1' Albergo delle Palme si lamentavano cl1e~ questa volta, mancasse il solito, lacrimevole o divertente « colore locale », il « folklore » degli intrallazzi personali, i voti a sorpresa, le schiere di franchi tiratori. I gruppi hanno sempre votato compatti. A questo spettacolo di maggior dignità offerto dall'Assemblea non ha corrisposto, invece, la chiarezza e l'onestà delle direttive che ai vari gruppi locali provenivano e provengono dalle centrali nazionali. È in16 Biblioteca Gino Bianco
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