Narrativa ARPINO- Nato a Pola nel 1927 da padre napoletano e ma~e piemontese, Giovanni Arpino si è laureato in lettere a Torino con una tesi su Essenin. Consulente di una casa editrice,· narratore e poeta, è stato nella rosa dei nomi per il premio Strega di quest'anno. Si ricorderà il suo romanzo La suora gio~ vane, che raccontava molto felicemente l'incontro fra un impiegato e una novizia ventenne. Queste le notizie di uno scrittore che con il suo ultimo romanzo Un delitto d:,onore (Mondadori, 1961) si rivela uno degli autori più vivi della nuova generazione, seppure con la vaga rimembranza naturalistica di cui parla il Falqui. · Il romanzo narra la storia del matrimonio fra un possidente della campagna di Avellino, il dottor Gaetano Castiglia, e una povera sguattera di osteria, Sabina, che dovrebbe portare in dote la sua purezza. Gli anni che inquadrano la storia sono quelli del primo fascismo : e ci sembra che per la comprensione della vicenda sia proprio necessario il fondale dei fascisti cl1e si agitano e tramano la loro dissennata marcia su Roma. Questo matrimonio tra la popolana diciassettenne e il ricco proprietario di Montrone è qualcosa che offende le regole della società provinciale, ma il Castiglia si propone di fare di Sabina una signora con guanti e cappello che tronchi ogni rapporto con l'oscuro mondo da cui proviene. E in tale senso il matrin1onio, corne osserva il Baldacci (uno dei tanti recensori del libro), non sarebbe che una riconferma della legge morale e sociale vigente. Ma nella prima notte di nozze, in un albergo di Napoli, il Castiglia scopre che Sabina non è pura e dopo averla a lungo interrogata (in queste pagine alcune torbide insistenze ci sembrano eccessive) la riconduce a Montro11e e la uccide crudelmente. Uccisa è ancl1e la donna che fece da intermediaria fra Sabina e il seduttore. Insomma, una tragedia meridionale. Ma quanto lontana dal rozzo verismo di certa mediocre letteratura d'argomento meridionale e da certo arrogante semplicismo di schemi e di formule! Il romanzo si ispira a un processo discusso nel 1922 alla Corte d'assise di Avellino. Purtroppo il nostro Codice penale aècorda la semi-impunità al delitto « per motivo di onore » e anche quel processo finì in un trionfo per l'omicida, che fu assolto e più tardi eletto Sindaco dai fascisti. L'ultima parte del romanzo è çledicata all'impietosa presentazione di uno di quegli avvocati napoletani che con i loro impeti canori e le loro t1:asmodanti arringhe riescono ancora oggi a strappare assoluzioni alle giurie popoìari. E il personaggio di questo avvocato, Gioacchino Russo, un «liberale» pronto a venire a patti con i fascisti, è ritratto con uno stile e una tecnica da grande scrittore, ma nello stesso tempo l1a il rigore- del documento. Diciamo la verità: quanti di questi avvocati abbiamo avuto modo di incontrare nei circoli di provincia, dove l1anno successo le loro stentoree conferenze sugli argomenti più svariati, da Kafka all'adulterio! E un'altra cosa: quanti dottori Castiglia vivono in certe remote città meridionali, cori le loro frustrazioni, la loro fosca concezione del1' onore che si appoggia a una legislazione indegna di un paese civile! Certo, il dottor Castiglia rima1Tà ·a lungo nella nostra memoria: immagine di una 127 BibliotecaGino • 1anco I , ,
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