Nord e Sud - anno VIII - n. 20 - agosto 1961

• I da queste cifre sono escluse le spese per la radio e per la televisione, altrimenti si scenderebbe ancor più in· basso. Quante volte ci siamo trovati a teatro con un locale per metà deserto di pubblico? Non era una particolare coincidenza: in Italia nel 1959 ad ogni rappresentazione del teatro di prosa sono stati presenti in media 140 spettatori. La capienza media dei teatri italiani è di circa 300 posti, il che significa che impresario ed attori devono scontare in anticipo l'eventualità che all'alzarsi del sipario la sala sia per metà vuota. In base alla interpretazione delle cifre Bergonzini può affermare che nel 1959 quarantasette milioni di italiani non hanno assistito ad alcuna rappresentazione teatrale di alcun ordine e tipo. La sola prosa ha perduto tra il 1938 ed il 1959 oltre tre milioni di spettatori mentre la lirica circa 1.800.000. Nel complesso delle manifestazioni teatrali in poco più di venti anni si registrano quasi nove milioni di spettatori in meno. Questi sono dati di fatto che dovrebbero far concordare con la pessimistica interpretazione di Eduardo De Filippo che tra dieci anni il teatro sarà stato liquidato per sempre. Pessimismo anche perchè questa tendenza a decrescere non è il risultato di particolari e sfortunate vicende, ma segue la linea di un continuo e sistematico processo logico, per cui le conclusioni negative, che si paventano da chi ha a cuore le sorti del teatro, appaiono più che mai fondate. Particolare interesse hanno le cifre_qualora si scompongano i dati globali passando a quelli d~lle principali città italiane al fine di cogliere le eventuali differenze di cultura e di tradizione del pubblico nei riguardi del teatro. La prosa viene sempre più abbandonata a Milano, Genova e Firenze, mantiene una certa stabilità solo a Roma e presenta qualche situazi0ne alternativa a Napoli ed a Bologna. Il teatro dialettale presenta una decisa tendenza a decrescere, eccezion fatta per Napoli dove si possono osservare condizioni di apprezzabile stabilità. La lirica degrada a Milano, Torino, Genova e Firenze; è qt1asi stabile a Roma mentre nelle altre città manifesta situazioni alternative. I concerti perdono circa un terzo degli spettatori nelle due maggiori città italiane; una maggiore stabilità si riscontra a Torino ed a Napoli, mentre solo a FiTenze si può notare una espansione. L'operetta dimostra di avere ol"Illai esaurito ogni sua funzione spettacolare, con una eccezione per Torino. Nelle altre maggiori città solo 32.600 spettatori hanno assistito nel 1959 a spettacoli di operetta. Anche la rivista, che fino al 1950 aveva goduto di una particolare predilezione da parte del pubblico, perde in dieci anni 785.000 spettatori a Milano, 330.000 a Roma, 200.000 a Torino, 600.000 a Napoli, 114.000 a Genova, 123.000 a Firenze e 75.000 a Bologna. Per chi voglia maggiorm~nte addentrarsi in questa analisi quantitativa può essere utile riportare come esempio il complesso delle cifre che si r~eriscono alla città di Napoli. Guardando al teatro- nel suo complesso, in questi ultimi dieci anni le flessioni più alte si registrano proprio à Napoli ove dal 1950 al 1959 esso perde oltre il 62% degli spettatori; seguono Milano e Firenze col 53% in meno e Bologna col 48%. Quanto al teatro di prosa, al quale si guarda par123 BibliotecaGino Bianco • ..

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