Nord e Sud - anno VIII - n. 20 - agosto 1961

• • lavoro gli AA. si preoccupano di intervenire nella discussione, facendo il punto su alcuni dei problemi più importanti. E così sottolineano la necessità, già verificata ed affermata sul piano economico, di un intervento esterno anche in campo socio-culturale. All'impostazione meramente psicologica dei problemi delo sviluppo venuta da autorevoli studiosi americani, essi sembrano preferire cc un tipo di analisi che consideri più direttamente i problemi delle strutture economiche e sociali ». Lo studio, infine, si conclude con una elencazione schematica, ma alquanto efficace, di una serie di problemi che una politica di trasformazione socio-culturale nei paesi sottosviluppati solleva. All'aspetto demografico del problema è poi dedicato un saggio di Nora Federici e Romolo Lenzi. Uno dei problemi più gravi cl1e la demografia è stata chiamata a risolvere è stato questo : se il progresso delle aree arretrate cc può ottenersi attraverso una riduzione dell'incremento di popolazione o attraverso un'espansione delle attività economiche». Non c'è dubbio che la tesi del Sauvy, secondo cui è necessario avviare un processo di sviluppo e non porsi, per lo meno nel momento iniziale, il problema demografjco, sembra essere la più plausibile. Ciò non toglie, però, che il problema stesso risorge, e forse più grave di prima, allorchè si passano ad esaminare gli effetti demografici che dallo sviluppo stesso possano derivare. Per risolvere questo problema, la Federici, cui si deve questa prima parte del lavoro, parte dalla distinzione del Gini, tra paesi caratterizzati da una situazione di equilibrio a basso livello dei vari fattori economici e paesi caratterizzati da una situazione di squilibrio; in base ad essa svolge tutta una serie di considerazioni piuttosto interessanti. L'jncidenza di un processo di sviluppo avviato si fa sentire, d'altro canto, anche sulla composizione della popolazione; ed è all'esame di questo problema che son dedicati alcuni paragrafi del saggio. La parte finale, dovuta al Lenzi, contribuisce a documentare con dati statistici molte delle afferrnazioni contenute nella prima parte. Nell'affrontare i problemi del lavoro, il discorso, che finora aveva potuto essere generale, è costretto a diventare più limitato e non per ciò meno interessante. Anche qui si tenta, ad opera di -Micheletti Darbesio, di generalizzare, allorchè ci si sofferma sul concetto di cc quadri » o di « tecnici »; ma sembra non essere questo lo scopo del saggio. Ed infatti subito l'attenzione è portata ad uno dei più importantj problemi della vita politica italiana: azione sindacale e Mezzogiorno. Certo, se esso fosse rimasto problema, potrebbe darsi che l'interesse del saggio sarebbe aumentato di molto; purtroppo, però, esso non solo non è stato presentato come tale (il che naturalmente può ·anche giustificarsi!), ma, divenuto una semplice descrizione dei metodi e dei risultati dell'azione sindacale nel mezzogiorno d'Italia, esso ha spesso subito passivamente certe tesi di parte, che, buone in un' even• tuale polemica tra dirigenti sindacali, fanno perdere molti pregi ad un lavoro che si propone di raggiungere risultati scientifici di un certo rilievo. A Laura Conti è toccato il compito di tratteggiare la situazione sanitataria delle zone arretrate. Servendosi di una larga documentazione ripresa dal Bollettino dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, il compito stesso è stato ben adempiuto, tenendo conto pure della forma piana, ed accessibile a profani, che caratterizzano l'intero saggio. 120 BibliotecaGino Bianco

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