cc Tribu11a » del 5 maggio scorso a fìr1na del professor Virgilio Titone. Vi si legge che la Regione « ha esercitato ed esercita di fatto 11na funzione politicamente negativa e corruttrice » e che, · perchè la Sicilia risorga, occorre sopprimere le istituzioni autonomistiche « non meno, anzi più vergognose di quella piaga antica e rovinosa che è stata ed è tuttora· la mafia ». È vero: la polemica del Titone va dichiaratamente alle istituzioni regionalistiche nelle lorro forme attuali, il che sembrerebbe, a prima vista, limitarne la portata. Ma basta riflettere che le forme attuali dell'autonomia regionale altro non sono che l'autonomia stessa come fatto giuridico e come disposto costituzionale, cioè a dire altro non sono che l'autonomia in concreto, per renderci conto della profondità del disagio che i rece11ti casi della Sicilia hanno provocato presso laTghi strati dell'opinione pubblica qualificata e certo no11 accusabile di qualunquismo o di fascismo. All'inverso, occorre notare che una proposta come quella dello scioglimento anticipato dell' ARS e del ricorso a nuove elezio11i, che è stata da alcune parti così aspramente de11unciata come anti-autonomista, può essere considerata in realtà, in queste particolari circostanze, l'unico modo, se coperto dalle previste garanzie statutarie, serio ed onesto per salvare la Regione e il regionalismo, per ritrovare cioè presso il corpo elettorale la fonte stessa dell'autogoverno, quella possibilità di scelta e di differenziazione che è alla base del concetto stesso di autonomia1 amministrativa. Ci piacerebbe comunque poter dire che la reazione a questa offensiva anti-regionalista, da parte di quanti credono nell'autonomia, è stata troppo timida e incerta. In realtà, rea·zione non c'è stata affatto. Al contrario: ci si è lasciati spesso coinvolgere nel gioco delle forze anti-autonomistiche, consistente nel presentare la difficile soluzione della crisi siciliana come un fatto drammatico e gravissimo della vita naziona'le, e la crisi stessa come un evento eccezionale, sconvolgente non sappiamo \ quale normalità e tranquillità de1nocratica, come se la democra'zia non fosse continuo movimento, aggiustamento e adeguamento delle forme politiche alle sostanze. sociali. Ci si è compiaciuti, spesso, di parlare di ricatti; ricatti che sarebbero stati o verrebbero attualmente esercitati da questo o quel gruppo politico nei riguardi degli altri, dimenticando che in regime di democrazia pluripartitica non esiste, propriamente parlando, il ricatto politico, ma soltanto la normale e libera contrattazione delle posizioni di potere e delle concrete alleanze. Si è infine adottato, nei riguardi dei gruppi e dei partiti politici operanti a Palermo, un lin10 - Biblioteca Gino Bi neo
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