• • deve infatti essere ricercato nella distinzione fra le classi sociali, per quel che esse esistono, ma nell'atteggiamento verso l'imperialismo », che si identifica - per lo Spano - con l'Occidente, e soltanto con esso. Lo stesso concetto ritorna in ultimo, quale tirata finale del libro. Nel capitolo conclusivo, infatti, dopo un sommario esame delle polemiche e dei contrasti tra i vari movimenti politici africani, s~ asserisce che que.ste dispute non hanno in sostanza alcun valore. Sia cc la polemica tra federalisti e confederalisti », che quelle « fra federalisti e nazionalisti in senso più ristretto » hanno perso d'importanza: « gran parte del suo significato ha persino perduto la vecchia disputa fra tradizionalisti e progressisti »; « nè grande valore ha ormai il dibattito tra i sostenitori della negrità, intesa come trasposizione politica di una corrente culturale, e quelli dell'unità dell'Africa; il dibattito manca totalmente di attualità ». « Il punto di vera discriminazione, il punto che determina in realtà la scelta, è l'atteggiamento degli africani verso le forze esterne avverse ». « Quale delle due tendenze abbia storicamente vinto è ormai chiaro. La seconda Conferenza Afroasiatica di Conakry, scegliendo un indirizzo nettamente rivoluzionario e conseguentemente antimperialista, non lascia dubbi in proposito ». Ci sembra superfluo ricordare che la conferenza di Conakry fu quella che vide l'abbandono dell'atteggiamento di equidistanza e di vero « uncommittement » che gli afroasiatici avevano assunto alla conferenza di Bandung, criticando e manifestando timore per l'azione di entrambi i blocchi, per un · atteggiamento estremamente violento e polemico nei confronti dell'Occidente e del solo Occidente. [G. S.] Economia. AUTORI V ARI - Quando nell'ormai lontano 1954 si riunirono a Congresso in Milano studiosi dalla provenienza e formazione la più diversa per affrontare lo scottante problema dello sviluppo delle 'aree arretrate', si può dire che in un certo senso la loro azione ebbe di mira un obiettivo di portata molto più ampia della semplice puntualizzazione del tema che si erano proposti. Essi tentarono, infatti, l'inserimento del problema stesso in un orizzonte ben più largo di quello economico, in cui, non per colpa degli economisti, era stato fin' allora costretto. Il progresso registratosi negli ultimi anni, e specialmente fra gli studiosi italiani, nel campo degli studi sociologici, consentiva, anzi, imp_oneva, questo ampliamento di visuale; ed è perciò che si rivendicò alla sociologia, anzi ad una sociologia particolarmente impegnata, un problema come quello delle aree. depresse cui si rivolgerà sicuramente l'attività degli Stati nell'immediato futuro. Sterile, però, sarebbe stata, a nostro avviso, questa semplice rivendicazione se ad essa non avesse fatto seguito un impegno di pensiero e di azione per il futuro. Che quest'impegno sia stato mantenuto ne è prova, a distanza di sei anni, la raccolta di questi saggi che di quel Congresso, esplicitamente, si considerano « la continuazione e l'aggiornamento » (Problemi dello sviluppo 116 Biblioteca Gino s·anc •
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