" • SPANO- Scritto in occasione dell'anno dell'Africa e con la pretesa di essere un testo di divulgazione in chiave più o meno -marxistica delle complesse vicende del processo di liberazione di quel continente dalle pastoie coloniali, il libro di Velio Spano (Risorgimento Africano, Editori Riuniti, Roma, 1960) ha suscitato più attenzione di quanto in verità ci sembra eh~ meriti. A chi abbia un'informazione poco più che superficiale dei problemi del continente nero non può infatti sfuggire lo scarso valore del volume dello Spano, sul piano scientifico. L'informazione dell'A. è evidentemente di terza o quarta mano, ed in più anche ciò che è universalmente risaputo viene freddamente falsato o deformato (si vedano, fra i tanti esempi che si potrebbero citare a questo proposito, le pagine nelle quali il riesplodere di primordiali odi tribali che ha generato la rivolta dei mau-mau, viene promosso a « guerra di liberazione nazionale», che avrebbe « educato nel fuoco della lotta migliaia e migliaia di giovani quadri»). Il libro consiste essenzialmente in una apologia del guineano Sekou Touré, del leader africano, cioè, che più apertamente e massicciamente ha accettato l'aiuto del blocco sovietico. To1rré viene contrapposto all'altro leader africano, il popolarissimo presidente del Ghana, Kwame Nkumah, cui viene rimproverato di « aver conservato e probabilmente intender conservare relazioni organiche con la Gran Bretagna ». cc Il terreno della via ghanese è infatti la prospettiva che la decolonizzazione si realizzi sulla base di una scelta determinata dal popolo ghanese e liberamente accettata dalla potenza coloniale per il bene di tutti. Qui si afferma una sostanziale identità di interessi tra la potenza coloniale ed il paese ex-colonizzato, laddove il contenuto potrebbe essere giusto se si riferisse al popolo britannico e ai suoi interessi generali e permanenti, ma non può in nessun caso essere giusto quando si riferisce alla potenza coloniale. Una affermazione di questo genere non troverebbe il minimo diritto di cittadinanza in un qualsiasi documento del Partito Democratico e del governo , . della Guinea ». Touré non è, però, un marxista, anzi ha addirittura negato che la lotta di classe abbia qualche funzione in Africa, cc dove non vi sono contrasti sociali», perchè, come ha detto Leopold Sendar Senghor, non sono 1nai esistite classi, ma solo caste. Nessun marxista potrebbe logicamente far propria questa affermazione, dovuta, per di più, ad un socialdemocratico vittima di una « assimilazione culturale basata su un principLo di abdicazione » (pag. 214), e contro la quale si è inoltre espresso in termini sprezzanti l'unico vero marxista africano, Majhemout Diop (pag. 105 di Contribution à rétude des problèmes politiqu.es en Afrique Noire, « Presence Africaine », Paris, 1959). Questi aveva affermato che la nascente borghesia africana cc est bel et bien opposée à la classe des prolétaires ». Tale classe proletaria - secondo Diop - cc puissamment \ organisé dans le syndicats » cresce senza sosta ed assume una posizione sempre più determinante nei rapporti di forza con la società africana, di modo che (pag. 109) cc nous pouvons affirmer que c'est ce prolétariat qui 114 BibliotecaGino Bianco
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