La sua teoria e la sua batt~glia per la formazione di una nuova classe dirigente, per la creazione di « élites » secondo gli insegnamenti di un Pareto e di un Mosca non vanno al di là di una intuizione più psicologica che politicamente approfondita e la sua ammirazione per il proletariato torinese, per il movimento operaio che dovrebbe essere la speranza del domani, si nutre più di una simpatia e di un sentimento di ammirazione per quello che ha fatto al tempo dell'occupazione delle fabbriche, che per una chiara e concreta visione storica e politica con i connessi problemi ideologici. È il senso morale della lotta politica, il percepire l'immoralità di certe posizioni come quella prezzoliniana (che nel segno di una società degli Apoti stava a significare l'abbandono della lotta, il tirarsi da parte, il rifuggire ogni responsabilità ed impegno presente) che fanno di Piero Gobetti un suscitatore di energie, un maestro per le più giovani generazioni e il suo pensiero, come è stato affermato con un po' di retorica, cc la giovinezza dell'antifascismo ». A questo punto è necessario domandarsi quale sia l'efficacia del suo insegnamento, in quale direzione si è riversata non solo la sua coraggiosa polemica antifascista - è facile ricordare che altre pubblicazioni nacquero o per lo meno agirono nell'ambito di « La Rivoluzione liberale » come « Conscientia », « Studi politici », « Il Quarto Stato », « Il Caffé », « Pietre » e perfino una rivista cattolica come « Parte guelfa » - ma la discussione dei temi che Gobett{ ·aveva sviluppato e rielaborato in un febbrile attivismo; e sopratutto chi si può considerare oggi l'erede, nel campo politico, del pensiero e dell'esperienza gobettiana. A questi interrogativi Basso risponde affermando che il termine ultimo della eredità gobettiana si debba ricercare nel partito socialista nel senso che, scontata l'esperienza di « Giustizia e Libertà », dove i temi gobettiani furono oggetto di acceso dibattito politico-culturale per due decenni, e successivamente del partito d'Azione, la confluenza di una parte dell' azionismo nel partito socialista può essere considerata « come la legittima conclusione di una lunga esperienza che, iniziatasi con Gobetti nel primo dopoguerra e da lui per la sua morte immatura non portata a compimento, fruttificava, dopo tante tragedie e tanti dolori, nella generaz.ione che a lui si era ispirata e a cui egli aveva dedicato prima la sua opera di scrittore, e poi l'esempio del suo sacrificio ». Qui si aprirebbe un lungo discorso che interessa più il politico che lo storico, e la soluzione di Basso può apparire alquanto suggestiva anche se in chiave di indagine storiografica rivela non poche debolezze; vogliamo tuttavia osservare che appare quanto mai difficile racchiudere il Gobetti nella schematicità di una formula, in una precisa definizione politica e più che mai . in un partito; e che l'appropriazione « a posteriori » del Gobetti da parte di . Basso risulta per lo meno altrettanto arbitraria, e in definitiva sterile, di quella già tentata dai comunisti, per alb·i illustri rappresentanti del pensiero liberale e democratico : un modo di far violenza alle cose. E non crediamo che sia la maniera migliore di rendere omaggio al Gobetti quello di presentarcelo con una tessera « socialista ». [P. p.] 113 BibliotecaGino Bianco
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