Nord e Sud - anno VIII - n. 20 - agosto 1961

• Politica I I CRONACA LIBRARIA GoBETTI - Un ritorno a Gobetti? Potremmo tranquillamente affermare di sì. Nello spazio di un anno abbiamo assistito ad un riaccendersi di interessi assai vivi e concreti attorno alla personalità del piemontese, del giovane intellettuale che, nelle accese giornate di lotta politica del primo dopoguerra, svolse un ruolo di primo piano nella battaglia per un rinnovamento culturale e politico della società italiana e nell'azione, intransigentemente condotta, contro l'ondata reazionaria fascista che, travolte le fragili istituzioni liberali, avrebbe conquistato lo Stato. A Torino, qualche mese fa, nel 35° anniversario della morte avvenuta a Parigi in conseguenza di una vile aggressione ad· opera di squadristi torinesi, si è inaugurato un « Centro studi Gobetti » voluto da un gruppo di fedelissimi e che ha già stampato un primo quaderno contenente la guida alla mostra delle opere e dell'attività di Piero Gobetti allestita nei locali del Centro stesso, in Via Fabro n. 6 ove dimorò appunto il Gobetti. (Del Centro si è già parlato su questa rivista). Per conto dell'editore Einaudi è già stato pubblicato il primo volume delle « Opere complete » di Piero Gobetti: Scritti politici a cura di Paolo Spriana, mentre è in preparazione L'Epistolario; da Feltrinelli, infine, è apparso recentemente un grosso volume, nella collana di periodici italiani e stranieri che ha ormai al suo attivo alcune fra le più interessanti e fondamentali pubblicazioni, Le riviste di Piero Gobetti a cura di Lelio Basso e Luigi Anderlini. Dunque abbiamo non poco materiale per un esame della personalità di questo giovane dotato sia di un ricco bagaglio di idee e di una rara maturità critica, quanto di uno' slancio e di un impulso pratico sorprendente. Attraverso la sua fervida attività si possono riesaminare i temi di quel dibattito ideologico-culturale-politico che si ebbe in Italia nel quadro di una lotta politica contrassegnata da un rapido dissolvimento del costume, dall'incapacità e dall'insufficienza di una classe dirigente ad adeguarsi al febbrile evolversi dei tempi, dalle mànif estazioni di una cultura che nella reazione alla dottrina positivista nei primi anni del secolo, espressa in un pericoloso indirizzo irrazionalistico, aveva denunciato i segni di una confusa volontà di potenza. 110 Biblioteca Gino Bianco I

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