Nord e Sud - anno VIII - n. 18 - giugno 1961

pretesto per operazioni politiche di dubbia valutazione. Si dirà che la distinzione tra questioni costituzionali e questioni politicl1e non sempre è legittima; che, in realtà, la sostanza delle prime è sempre politica, dipendente dalla loro soluzione l'assetto medesimo delle cose politiche. È vero, però, che i proble1ni politici di regola non involgono direttamente valutazioni costituzionali, presupponendo l'accettazione di un determinato quadro costituzionale e dovendo svolgersi all'interno di questo. Si consideri, ad ogni modo, qt1alche recente avvenimento, per aver la prova dell'interesse non soltanto teorico di questi rilievi. L'equilibrio assai precario su cui si regge il governo di convergenza, e le i11soddisfazioni e i malintesi che la sua esistenza determina, sarebbero stati tafi da giustificare in più di un momento l'apertura di una crisi: l'argomento che più è valso a scongiurare questa eventualità è stato quello del rischio che si correrebbe ove l'iniziativa tornasse al Presidente della Repubblica. Questi potrebbe ripetere il tentativo di imporre al Parlamento un governo di suo esclusivo gradimento oppure, fallito questo tentativo, usare dei suoi poteri di scioglimento delle Camere. Così che, per voce comune, la crisi di governo doveva considerarsi rimandata al periodo successivo alla prima metà di novembre, epoca in cui il Presidente della Repubblica non avrebbe più potuto sciogliere le Camere, cadendo gli ultimi sei mesi del suo mandato (art. 88, 2° comma, della Costituzione). La prospettiva era per se stessa indice dello stato miserevole delle nostre cose politiche: sì che il cinismo con cui veniva presentata non era disgiunto da un certo rassegnato senso .dell'inevìtabile. A turbare la pace che questa dilazione consentiva, giustificando l'inerzia governativa e rendendo accademici i battibecchi tra i leaders dei convergenti, è intervenuta una presunta questione di correttezza costituzionale. Per primo l'onorevole Bozzi, in una intervista concessa al settima~ale cc Vita », poi l'on. Saragat, facendosi indiretto portavoce del Quirinale, l1anno osservato che l'apertura: di una crisi in un tempo di affievoliti poteri presidenziali sarebbe costituzionalmente poco corretto : un chiarimento della situazione politica, ove lo si ritenesse necessario, dovrebbe esser compiuto prima della metà del prossimo novembre, o rimandato a dopo le elezioni presidenziali. Secondo un costume abituale a queste note, lasceremo da p·arte una dettagliata analisi politica della vicenda. Non si può non rilevare, però, la logica che ne ha sorretto ogni momento. Non è vero, infatti, che le considerazioni proposte da Bozzi e da Saragat cancellano ogni tratto dell'antico disegno: di questo cade l'ultima conseguenza (crisi dopo la metà di novembre), ma rimane inalterata la premessa maggiore (rischio di una crisi prima dell'.epoca per le incertezze sulle iniziative del Capo dello Stato). I due :q:iomenti si saldano, ed una crisi politicamente poco opportuna prima di una certa scadenza diviene costituzionalmente poco corretta dopo di essa: il governo è così per un anno al riparo da ogni imprevisto e si vanifica l'originario suo carattere di emergenza. 57 Bibliotecaginobianco

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