Nord e Sud - anno VIII - n. 18 - giugno 1961

Oggi infatti l'Italia è tutta contenta, col permesso del Vaticano. Queste le più fresche; ma son tanti anni che - in nome del conformismo dell'anticonformismo - si vien facendo il processo all'Italia come stato indipendente. Processo non storia: sebbene i processi abbiano la loro ragio11 d'essere se fatti ai vivi, mentre la storia è tutta storia di morti, e neppure recenti. Bisogna tuttavia soggiungere che per fortuna, insieme coi processi, ci sono state le oneste fatiche degli storici autentici, che han lavorato egregiamente in archivi e biblioteche, sicchè pur tra venture e sventure, pur tra errori e buor1 lavoro, ci risulta cl1e non c'è motivo di disperare del nostro paese, che, nonostante tutto quello che è avvenuto, e soprattutto quello che avviene ancora, oltre che continuare ad essere per noi - proprio per la natura del suo Risorgimento - estremamente caro, ci pare, tutto sommato, in data del suo unico centenario, degno ,di sopravvivere come stato, e meglio se come provincia del mondo e per molti secoli: sempre che il mondo sussista. E ci co11fermiamo ancor più in tale idea, dando un'occhiata alle nostre cc Cl1gine » assai di noi più antiche: Spagna e Francia. Ed abbiamo all'attivo la nostra sconfitta e sopra ogni cosa la nostra Resistenza. Da uno dei processi, ar1noso in verità al Risorgimento, risulta che esso fu un fallimento, perchè gli mancò la partecipazione di tutte le classi con le relati e conseguenze sociali. Tale assenza è vera. Ma la verità interamente vera si è cl1e, al tempo delle lotte per una patria itatiana, quelli che potevan rendersi conto del moto destato i11 Europa dai grandi eventi: Rivoluzione, conquiste napoleoniche, Restaurazione, Santa Alleanza - quel moto che condusse alle definizioni e quindi alle intensissime aspirazioni nazionali - erano ben pochi, perchè pochi potevano in Italia acquistarne coscienza. E la meraviglia è invece che quei pochi, dispersi per tutta la lunga penisola, discordi spesso tra loro sul modo e i mezzi, poterono esprimere dalle loro file, nel corso di non molti anni un apostolo della tenacia di un Mazzini, u11 soldato della levatura morale e bravura militare di un Garibaldi, u110 statista della statura di un Cavour, per tacere di infiniti altri - non facjlmente c.limenticabili. I tre venivano da tre diverse classi sociali: intellettuale, popolare e nobiliare. E in poco più di un cinquantennio questi pochi oggi sotto accusa, ne vennero a capo: avallando per i molti, soffrendo e morendo per 1 molti. Quanto ai molti, poi, troppi non erano addirittura jn grado di aver notizia della causa italiana, altri neppure di capirla: infatti era straordinariamente complesso (anche più di quella della eroica Grecia) non solo nel quadro europeo, ma i11ogni suo stato, in ogni singola provincia: numerosi i nemici e tutti diversi ,di fisionomia, di forze e di struttura: i Borboni, il papa, i granduchi e per un bel pezzo infidi i Savoia, e poi l'Austria, la Francia. Tra i molti dobbiamo contare tutti gli analfabeti di tutti gli stati italiani, che non ebbero· - forse mai - notizia del pro53 Bibliotecaginobianco

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