Superiore e limitandosi a far propria soltanto la proposta di istitl1ire presso la Facoltà di Scienze di Catanzaro anche_ il biennio propedeutico della Facoltà di ingegneria. La conclusione di tutta questa storia è scoraggiante. Nel momento in cui il Governo decide di prendere una decisione, certamente saggia, quale quella di istituire una nuova Università in Calabria, sembra che decida di attuarla non solo non tenendo in nessun conto i suggerimenti che da più parti e spassionatamente gli sono stati forniti, ma senza uno studio approfondito della questione, senza tener presente la situazione universitaria generale, senza nessl1n rapporto con la politica meridionalistica di sviluppo. Anzichè decidersi, oltrett1tto, a porre :finalmente allo studio quelle riforme di struttura delle Università, a cominciare dai Consigli di amministrazione, anzichè decidersi a portare avanti e attuare tutti i progetti di riordinamento delle Facoltà, alcuni dei quali sono ormai da gran tempo in fase avanzatissima, anzichè cioè pensare come rinnovare l'Università italiana, l' on. Ministro sembra voler mettere su Università e Facoltà secondo i vecchi schemi e le vecchie impalcature, Università e Facoltà già vecchie ancora prima di nascere. Se vi è un'occasione buona per dimostrare la sincerità dei propositi di rinnovamento dell'Università italiana, questa è quella della creazione di una << nuova » Università. Qt1i non vi sono strutture prees1- ' stenti, diritti quesiti, resistenze da superare. Qui vi è una regione in fase crescente di sviluppo; a questa regione si regala una Università come tutte le altre, invece di sperimentare strade nuove con un po' di coraggio e un po' di fantasia. Ora .il progetto di legge è dinanzi al Parlamento. Noi diremmo sì a una « nuova » Università in Calabria; ci sembra tuttavia che dallo schema dell' on. Bosco difficilmente potrà nascere una cc nuova » Università, potrà nascere piuttosto un' cc altra » TJniversità. LUIGI AMIRANTE Il Risorgimento sotto processo .Siamo negli anni dei centenari: uno è già passato: quello di Garibaldi, il quale se l'è scampata senza gravi danni (inefficienti le malinconie di qualche modesto giornalista borbonico), dando prova d'esser molto saldo in sella. Come in vita così in morte non è facile disarcionarlo, nè con la retorica, nè con le discettazioni italiane, nè con quelle straniere. E i preti non hanno neppur tentato di sostenere che la Sicilia l'hanno liberata loro. Dio gliene renda merito, perchè potevano approfittare ·di quei pochi ma valenti frati che si son messi con Garibaldi. Ma il 1961 è anno di guai e le cose si sono complicate: le più fresche scoperte in sede storica ci hanno informato che l'Italia è stata fatta d'accordo con Pio IX, e che gli screzi avvenuti (prigionie, fucilazioni, forche etc.) cc come accade in tutti i tempi » sono piccole incomprensioni, ed infatti tutto è andato a posto col glorioso Concordato tra i papi e il duce ,dei fascisti.· ,52 ~ibliotecaginobianco •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==