Nord e Sud - anno VIII - n. 18 - giugno 1961

l' on. Corbino l1a lamentato che cc si sia perfino arrivati al punto di mettere tutti i proprietari terrieri sotto accusa » : « Si deve dire che se vi sono stati dei casi meritevoli di accusa, ciò è possibile, e se si vuole lo possiamo dare anche per certo. Quello che però si è fatto di male è l'avere trattato tutta la categoria indiscriminatamente, ponendola in condizioni di minorità psichica che ha determinato automaticamente la fine d Ila fonte di potere politico. Uomini e capitali che sarebbero affiuiti alla terra, senza un preventivo calcolo di convenienza econo1nica, sono stati così attratti da altre forme di attività, 1nentre dalla terra si allontanavano uomini e capitali che prhna vi si dedicavano. Tutta la politica sociale dell'ultimo mezzo secolo appare ispirata da una mentalità conh·aria alla proprietà terriera, ed avendo inaridito la fonte del flusso di mezzi da parte dei privati ha obbligato lo Stato a prenderne la successione. Non si fa per quasi un secolo una propaganda di odio, o di cleri ione nella migliore delle ipotesi, verso una categoria, senza indurre gli uomini a uscirne per entrare nelle altre nelle quali si sia meglio rispettati n. Ma lo scopo e il successo della riforma agraria è consistito proprio nel far sì che dalla terra si allontanassero uomini cl1e prima vi si dedicavano con i risultati che tutta una letteratura ha illustrato. Del resto, a Corbino ha subito risposto la relazione di Rossi Daria, quando ha affermato che cc sussiste dovunque, con peso e dimensioni diverse, una residua e grande e media' proprietà fondiaria » e che, cc in notevole parte, essa è ancora in mano di proprietari non avvezzi all' esercj zio dell' agricoltura, malgrado che il richiamo delle nuove prospettive ne abbia riportati pareccl1i alla· direzione delle proprie aziende » . Lo stesso Rossi Daria nella replica, e Saraceno, nella relazione conclusiva hanno poi più o meno direttamente, risposto ancora alla sortita dell' on. Corbino contro la cc politica· sociale dell'ultimo mezzo secolo ». Ma dove l'on. Corbino l1a veramente dato con lodevole sincerità l'impressione dell'incompatibilità fra le sue convinzioni e le sue funzioni è stato al momento di chiudere il congresso quanto, dopo l'appassionante relazione di Saraceno, che poneva in termini nuovi e chiarissimi la questione dell'in,dustrializzazione in un tem1Jo breve, ha improvvisato una nuova sortita, contro l'industrializzazione questa volta, percl1è le fabbricl1e sono tetre e l'agricoltura è pacificante. L' on. Corbino ha detto presso a poco così (citiamo a memoria): io sono contrario all'industria·- lizzazione perchè industria significa lunghe file dLuomini davanti a tetre fabbriche, dure giornate di lavoro, asservimento alle macchine; mentre l'agricoltura', ancl1e la più misera, 1ni ricorda sempre il contadino davanti alla sua casetta, prati, pecore mucche. Non è la prima volta che l'on. Corbino lascia sinceramente trapelare il suo atteggiamento scettico verso la politica' di sviluppo in generale e verso l'industrializzazione in particolare. L' on. Corbino fu contrario alla istituzione della ·cassa per il Mezzogiorno; in occasioni cui l'Unione degli industriali di Napoli ebbe il torto di conferire grande rilievo ha pure detto che l'emigrazione_ e il turismo possono assai più 47 Bibliotecaginobianco

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