alla federazione nord-americana, il cui governo, spinto dai gruppi conservatori, avrebbe reagito con mancanza di realismo ai sequestri ed alle nazionalizzazioni di beni statunite11si nell'isola. In questa affermazione v'è un rozzo determinismo, che meraviglia di vedere accettare ancl1e da coloro che non sanno nulla di marxismo. In realtà, siffatti problemi sono difficilissimi da risolvere: la ricerca di questo tipo di cause è, com'è noto, uno dei più disperati ed inconclu,denti esercizii intellettuali. A 11oisembra che le cose siano andate diversamente da quel che si crede di solito : il che non vuol dire ovviamente che non vi siano stati errori da parte del governo di Washington; ma si tratta, come vedremo, di errori ben diversi da quelli cui si acce11nava di sopra. È un fatto che vi sono molti osservatori cl1e hanno potuto dire e scrivere che quella castrista fu una rivoluzione comunista avallata sia ,dal Dipartimento di Stato sia da circoli « progressisti », i quali consegnarono l'isola nelle mani di agenti sovietici, cosi come dieci anni prima avevano consegnata la Cina nelle mani di Mao. Evidentemente si tratta di una leggenda: ma le leggende non nascono dal nulla! Ed è ugualmente un fatto che quando Castro si recò per la prima volta negli Stati Uniti, nell'aprile del '59, vi fu accolto, sì, con · riserve causate dall'acceso nazionalismo anti-USA dei suoi discorsi (allora, però, di sequestri non si parlava ancora), ma ancl1e con un cauto ottimismo. E la moderazione dello stesso leader cubano, preoccupato evidentemente dalla diminuzione del prezzo dello zucchero sui mercati internazionali e dal ti1nore che gli Stati Uniti olessero abbassare il prezzo preferenziale cl1e pagavano per quello della sua isola, sembrò dare ragione a quel cauto ottimismo. Se da quel viaggio non uscì nulla di buono, non venne fuori neppure nulla di cattivo: furono cautelasi, reciproci sondaggi per un dialogo mai veramente iniziato. Le cose cominciarono a mutare alla conferenza dell'OSA, tenuta a Buenos Aires nella primavera dello stesso anno, allorchè alla proposta statunitense di aiuti economìci per il continente a1nericano i cubani contrapposero delle richieste enormi (trenta miliardi di dollari in dieci anni!) e salutarono con nuove arroganti tirate antiimperialistiche il rifiuto del governo di Washington di prendere in considerazione un piano così stravagante (va aggiunto che tale tiepidezza statunitense derivava, oltrecl1è dall'enormità della richiesta, anche dal fatto che l' an1mi!1istrazione Eisenhower, pur essendo disposta a sollecitare gli investin1enti privati, faceva quasi una questione di dottrina l'evitare gli aiuti da stato a stato e non poteva costitu87 Bibliotecaginobianco
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