ce, il provvedimento - pur presentando molteplici aspetti positivi per aver affrontato con energia alcune situazioni di emergenza - è fatalmente troppo ristretto nel suo ambito settoriale per potersi salutare in esso la posa della prima pietra di un nuovo corso della politica meridionalistica. È veramente e dolorosamente ironico che - dopo di aver incitato all'azione - si debba poi ammonire contro le tentazioni del- \ l'attivismo. Ma è pur certo che di questo passo e in questo modo non si inizia « un nuovo ciclo di vita per le regioni meridionali », come, con la sua sempre cauta e a appropriata terminologia, si è espresso « Il Mattino » di Napoli. Al contrario ci si avvia· ad una dispersione della politica di sviluppo tanto più grave in quanto, almeno stando a come l'on. Fa11fani ha presentato ai giornalisti i risultati della seduta· del Governo del 20 maggio, potrebbe sembrare cl1e ci avvian10 ad una sorta non sappiamo se di istituzionalizzazione o di teorizzazione della· nuova (e non facilmente definibile) strada imboccata con tanta celerità. (Aggiungiamo che il Presidente del Consiglio ha trovato jn tale occasione anche il modo di affermare che i governanti del 1945 hanno trovato il nostro paese in una situazione peggiore di quella in cui esso si . trovava nel 1861 e che pertanto i è progredito in Italia nell'ultimo quindicennio più che in tutti gli 8,5 anni precedenti. Non confondiamo - vorremmo osservare - l'opera di costruzione dello Stato unitario con l'opera di ricostruzione post-bellica! Il nostro tempo l1a nella· difesa den1ocratica contro gli opposti totalitarismi di destra e di sinistra e nella politica di sviluppo economico e sociale sufficienti titoli di nobiltà per astenersi da ingenue e oltretutto, infondate rivendicazioni. Nè questo è il modo migliore di valorizzare agli occl1i dell'opinione pubblica, secondo la· git1sta esigenza fatta vnler in più di un'occasione dallo stesso on. Fanfani, l'opera dei Governi den1ocratici). A questo punto, però, è necessario cl1iarire altre ragioni di perplessità di fronte all'articolarsi dell'impegno meridionalistico dell'attuale Governo: ragioni che vanno al di là dei provvedimenti del 20 maggio. Fu durante l'ultimo dibattito sul Mezzogiorno, tenuto alla Camera alla fine del gennaio scorso, che l'on. Giolitti mise giustamente in evidenza la fondamentale e negativa in1portanza di un concetto al quale sembra che l'attuale Ministro del Bilancio sia molto legato e secondo il quale non sarebbe opportuno intensificare l'intervento dello Stato in fermati anche nella premessa alla II Relazione sul Mezzogiorno presentata dall'on. Pastore 4 al Parlamento. 15 Bibliotecaginobianco
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