noi risulta, anzi, che il saggio di 2,5 sia superato, spesso largamente, da paesi come Formosa, Malesia, Messico, Filippine, Turchia, Venezuela, ecc.). E questi paesi rappresentano molto più della metà del mondo. Noi sappiamo che oggi sono possibili sia la previsione demografica che la previsione economica, grazie ai sussidi della demografia quantitativa e della econometrica. Entrando, così, in possesso delle due serie di dati, si può perfettamente sapere, ad esempio, se nel 1965 o nel 1970 il rapporto tra bisogni di una popolazione e capacità d'offerta della economia corrispondente sarà lo stesso di oggi, più favorevole o meno favorevole: ((Se la evoluzione (così) ricavata porta ad un regresso sociale, si può essere indotti a scegliere tra due soluzioni: esercitare un'azione restrittiva dell'accrescimento demografico o accelerare l'espansione economica » (p. 141). Qui il George non considera, però, che il problema è complicato dal fatto che nei paesi sottosviluppati un eccesso di popolazione ed un alto saggio d'incremento demografico sono di ostacolo o addirittura di impedimento allo sviluppo economico. L'espansione demografica, infatti, « ritarda la formazione del capitale, accelera l' esauri1nento delle limitate scorte mondiali di risorse insostituibili, aumenta il livello dei costi con l'accrescere le industrie costose e rallenta il ritmo d'incremento del reddito pro capite » (Spengler J. J., The populatio11 obstacle to econo111icbetterm~nt, Papers and Proceedings of the American Economie Association, Sixthy-third Annual Meeting, Chicago, Illinois, « American Economie Review », 41, May 1951, pp. 343354). Non si pone, perciò, come vorrebbe H George, un problema di scelta alternativa tra espansione economica e compressione demografica, ma, piuttosto, si impone, una soluzione che integri le due misure. Lo sviluppo economico richiede ampi investimenti che, ovviamente, debbono essere ancora maggiori se bisogna far fronte pure all'incremento demografico. A proposito della teoria dello sviluppo economico delle aree an·etrate, il George adombra, senza esprimerlo chiaramente, un giudizio conclusivo che si può così sintetizzare: lo sviluppo economico degli attardés è possibile solo aumentando gli investi1nenti. Gli investimenti si fanno al prezzo di una compressione dei consumi. Nei paesi sottosviluppati sussite una separazione radicalmente netta tra una piccola minoranza che si situa molto al di sopra del tenore medio di vita ed una massa che è al di sotto della media, e che è afflitta spesso dalla denutrizione. Non potendo comprimere il livello di vita dei meno abbienti - già al limite della sussistenza - bisognerebbe ricorrere al prelievo dei redditi (anche di quelli tesaurizzati) della esigua classe di abbienti. Ciò significa rivoluzione sociale ed ovviamente l'accettazione delle conclusioni di un simile ragionamento non è più problema soltanto economico, ma anche « sociale e politico; e, pertanto - egli dice - esula dai limiti di questo studio » (p. 145). La terza e la quarta parte del volume trattano sinteticamente, ma con chiarezza e precisione cristallina, delle forme di insediamento e dei trasferimenti geografici. La ripartizione spaziale della popolazione è, per il George, un fatto <f economia nel senso che un paese ad economia agricola dominante è carat127 Bibliotecaginobianco
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