Nord e Sud - anno VIII - n. 18 - giugno 1961

in ultima analisi, il cc fattore determinante » per r apparizione e il reciproco rapporto tra i vari stili. Dall'analisi del contenuto iconografico dell'opera d' arte alle ideologie di classe che, attraverso il committente, la determinano, ai rapporti di produzione su cui si fonda la divisione in classi: questo l'itinerario compiuto dall'Autore. cc Anche gli elementi formali, per parte loro, dipendono in ultima analisi dalla filosofia del tempo; ma la loro connessione è meno diretta e può essere chiaramente intesa soltanto dopo che si è compresa quella primaria degli elementi contenutistici » (p. 7). Lo stile « tempestoso » di Cimabue materializza la visione del mondo della borghesia fiorentina in rapida ascesa alla fine del '200; la cc chiarezza » di Giotto è espressione della stessa borghesia ormai affermata e al suo apogeo; lo stile di Gentile testimonia la nostalgia feudale che coglie le classi borghesi sullo scorcio del '300, mentre le figure « nette, realistiche » di Masaccio sono unite da un sicuro anello alla upper-middle-class. N1agnati e popolani, ordini mendicanti, tomismo e sette ereticali, industria della lana e politica bancaria, ai quali è dedicata tt1tta la prima parte dello studio di Antal, rappresentano in ultima analisi il vero mossiere della storia dell'arte, la causa delle sue varietà, dei suoi cambiamenti. Alla pura analisi formale è qui sostituita l' anaHsi contenutistica e al culto della personalità artistica il culto della figura del committente; all'una e all'altra fa da sostegno la teoria marxista della cultura col conseguente monismo di causazione sociale, per cui il fatto artistico, imputato a quella causa, è da essa spiegato nella sua totalità, senza residui. Per sfuggire al misticismo estetico che relega i fatti artistici in un platonico universo metastorico e per riempire il cc vuoto » degli schemi pw·ovisibilisti, l'Antal riduce l'uomo artista al ruolo di esecutore materiale di un presunto pensiero collettivo. Alla emozione romantica per il genio, di cui è tuttora erede certa nostra critica, per cui gli artisti sono miracoli della natura, grandi ospiti contemporaneamente di tutti i tempi e di tutti i paesi, è contrapposta la personalità dell'artista, dissolta nel social background. Una sociologia dell'arte, che indaghi il rapporto arte-società in quanto constatabile di fatto e non affermato o negato prima dell'indagine, non può accettare una concezione che considera riflesso della struttura economicosociale le manifestazioni culturali (e quindi l'arte); ma rifiuterà anche la tesi spiritualistica della autonomia ontologica della cultura (e quindi dell'arte). Essa utilizzerà con profitto, invece, il concetto di cultura elaborato dalle scienze sociologiche e antropologiche per cui struttura e sovrastruttura, o meglio, tecniche di adattamento all'ambiente e forme simboliche, sono sempre compresenti ed interagenti, in maniera da verificarsi di volta in volta, da cultura a cultura e da epoca storica ad epoca storica. Una storia dell'arte che prescin,da dall'accertamento del valore poetico, per una indagine empirica « disinteressata ai valori » estetici, è possibile e legittima, purchè non pretenda di porsi come ricerca « privilegiata » e spiegazione esaustiva, e riconosca che l'oggetto da spiegare, l'opera d'arte, è dato ad essa mediante la sua significatività estetica. Scriveva Max Weber che la considerazione storica e sociologica dell'arte non valuta esteticamente anzi, 122 Bibliotecaginobianco

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