nel progresso dell'azione politica o della ricerca tecnico-scientifica come la perenne e salutare smentita che il mondo del fare dà alle malinconiche speculazioni dell'intelligenza malata o troppo compiaciuta di sè; o è possibile ritenere il pessimismo dei moralisti e dei filosofi come la doverosa riserva e la previdente ammonizione dei « chierici » nei riguardi dello slancio vitalistico, affermazione irriflessa e immediata dei valori che sono connessi al fare, al mondo della vita pratica. È probabilmente per l'insieme di queste circostanze che si spiega l'interesse destato da una recente pubblicazione di R. FRANCHINI (Il progresso. Storia di ,un'idea, Nuova Accademia Editrice, Milano, 1960). L'argomento - per quanto ci consta - non aveva finora costituito materia per una trattazione di insieme in lingua italiana. In fondo la trattazione migliore che dal punto di vista storico si fosse data in lingua italiana rimaneva la voce « progresso » redatta per l'Enciclopedia Italiana da Guido Calogero: trattazione che forniva i punti essenziali di svolgimento del concetto, ma che (come tante altre, anche pregevoli, voci della nostra Enciclopedia attinenti a materie filosofiche) era tutta orientata, per la parte riguardante l'età contemporanea, nel senso di dar conto dell'antitesi tra dottrine crociane e dottrine gentiliane. Fuori d'Italia esisteva invece già da tempo sulla storia dell'idea di progresso una vasta letteratura anglosassone e francese di ispirazione per lo più positivistica e sociologica. La trattazione del Franchini, per quanto breve (ma I7autore dichiara nella prefazione di attendere già all'allargamento di essa) e quindi centrata anch'essa sui punti essenziali di svolgin1ento del concetto, ci sembra presentare appunto il duplice pregio di offrire al lettore italiano una sintesi pienamente in linea con lo stato odierno della questione e, nello stesso tempo, sorretta da criteri metodologici e da un orientamento teoretico che vanno assai oltre le approssimazioni del positivismo e della vecchia sociologia. Non dovrebbe, infatti, sfuggire al lettore che l'interesse del Franchini muove da ragioni teoretiche che presuppongono, ma nello stesso tempo chiariscono i risultati della ricerca storica. Di tale interesse teoretico il Franchini ha esposto le linee direttive nel saggio : Una possibile riforma dell'idea di progresso pubblicato nel cc Giornale Critico della Filosofia Italiana», 1960, p. 340 segg. Qual' è, dunque, la prospettiva che l'esigenza teoretica e le risultanze storiografiche fanno valere nelle pagine del Franchini? Chi conosce l'autore degli scritti di cui ci occupiamo non si meraviglierà constatando che si tratta di una meditata ripresentazione di temi e di posizioni crociane; e che si tratta quindi di una serena riaffermazione del progresso quale interpretazione positiva della realtà, intesa come storia, e quale canone metodologico e strumento di ricerca per il filosofo e per lo storico. Nel primo aspetto (il progresso come interpretazione positiva della realtà o, che è lo stesso, della storia) il Franchini ha dovuto precisare la distinzione nello stesso tempo elementare e difficile tra il positivo e l'ottimistico e tener lontane le obiezioni del pessimismo, del moralismo, del determinismo. Per il secondo aspetto (il progresso come canone di interpretazione filosofica e storica) il Franchini ha dovuto soprattutto obiettare alle ipoteche positivistiche avanzate per lunga tradizione sull'idea di progresso e ha dovuto alleggerire il bagaglio sociologico che essa si è portato dietro dalla seconda metà del secolo scorso in poi. Storicamente 119 Bibliotecaginobianco
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