LETTERE AL DIRETTORE « Stato moderno » Carissimo Co1npagna, una rettifica minima a pagina 84, nota 16, di « Nord e Sud», maggio. Paolo Ungari, tracciando le vicende di « Stato mo.derno », rammenta l' antecedente di « Pietre » e ne attrih11:iscela fondazione, come è senz'altro giusto, a Manzitti e Antolini, ma fà, di questi amici di una liinghissima stagione antifascista, due « giovani cattolici », il che è inesatto. Franco Antolini, comunista dagli anni '30, morto due anni fà a Genova, non proven·iva affatto da gruppi cattolici. Qtiando, nel 1926, diede vita a « Pietre », era un giovane socialista. La sua cultura risentiva allora dell'incontro, ancora comune, di marxism.o e positivismo; ma i suoi scritti stessi di « Pietre » provano come egli abbia incominciato allora a ricostruirla su letture leniniste; é anzi è rilevante come, per lui e Dagni110, gli scritti allora raggiungibili di Lenin divenissero i « materiali » utili alla interpretazione dei fatti internazionali del dopoguerra. Forse è uno dei pochi tratti notevoli di e, Pietre », come breve capitolo della cultura antifascista. Ungari è apparentemente più vicino al vero per quanto riguarda Francesco Manzitti: è esatto., cioè, che egli proveniva da circoli famigliari della Genova più cattolica, ed aveva partecipato lui stesso, negli anni precedenti, ai ,movinienti giovanili «popolari». Ma al 1nomento di «Pietre» (1926-28), Francesco era già passato a posizioni di democrazia amendoliana, e di questo orientamento in largo senso liberale risentono gli scritti di contenuto politico di « Pietre »; altri, di n1ateria economica, sono più vicini all'insegnamento che in quegli anni dava, alla Scuola Superiore di Com,mercio di Genova, Carlo Rosselli, e che seguirono, con lui, anche Dagnino e Antolini. È giusto dire ancora, 'in v·ia conclusiva, che la co1nponente cattolica ·mancò del tutto alla esperienza di « Pietre ». È tutto vero, po-i, quello che ricorda Ungari: il passaggio della rivista a Milano, ai primi del '28, sotto la direzione Paggi-Basso; e la fine. Antolini e Dagnino, quando vennero gli arresti, erano alla Scuola allievi ufficiali: dovettero trascorrere in fo1tezza, in compagnia di disciplina, quanto loro ancora incombeva di servizio militare. Basso, Paggi, Zazo, e Giavi di Venezia, andarono al confino di polizia; a me toccò la giu.nta di un piccolo processo; tutti gli altri arrestati - da La Malfa a Gino Luzzatto e Max Ascoli - se la cavarono allora con un periodo più o meno breve di detenzione a San Vittore. Tanti cordiali saliiti, dal tuo UMBERTO SEGRE Milano, 16 maggio 1961 117 Bibliotecaginobianco
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