Nord e Sud - anno VIII - n. 18 - giugno 1961

. .. Il bilancio provvisorio dell'emigrazione nel 1960 ha confermato il progressivo decremento degli espatri per i paesi transoceanici (75 mila unità, con netta prevalenza per le regioni del Commonwealth), contro l'aumento delle quote per l'area europea (160 mila per la Svizzera, 250 mila per i paesi della CEE, dei quali 140 per la sola Germania, con una percentuale del 78 per cento di meridionali). Ma ben più netta è la distanza che ora separa le due correnti, sia per le differenti radici che per i contingenti interessi o prospettive da cui sono sollecitate. Infatti, nel primo bimestre del 1961 sono emigrate, con l'assistenza del Ministero del Lavoro 31 mila 860 persone contro 18.681 emigrate nello stesso perio-do del 1960. 31.198 sono gli emigrati nei paesi europei, di cui 15.418 permanenti e 15.730 stagionali. Il gruppo più consistente dal punto di vista numerico è quello •degli espatriati in Germania (16.479 t1nità). La quota annua degli italiani ammessi negli Stati Uniti è fissata in 5666 unità, ma circa 130 mila domande di espatrio sono .giacenti presso i soli Consolati di Palermo e Napoli, tanto che a Washington si è presa i11considerazione la proposta di legge del deputato Alfred Santangelo tendente ad allargare il numero· fisso della quota, in considerazione del fatto che le richieste di espatrio si riferiscono esclusivamente a congiunti di cittadini americani. L'emigrazione per i Paesi Latino-americani, non legata alla rigidità delle quote, è composta prevalentemente da "familiari' (v. tab. A) e, i11misura minore, da operai isolati assunti con contratto tramite organismi internazionali. In altri termini si tratta di emigrazione quantitativa e limitatamente qualitativa, sebbene le autorità sudamericane si sforzino di invertirne i termini per assorbire mano d'opera qualificata; obiettivi imposti dai piani di sviluppo industriale, legati alla possibilità di automatico inserimento delle forze immigrate nella moderna struttt1ra produttiva. Gli insediamenti oltremare prospettano altresì una scelta definitiva - ne è conferma la tendenza a ricostituire all'estero l'unità familiare - non fosse altro che per la distanza tra le regioni di partenza e di arrivo, mentre gli espatri verso l'Europa assumono sempre più carattere di mobilità geografica e professionale. Il vuoto lasciato in Germania dagli operai agricoli passati all'industria, l'imponente programma di opere pubbliche, l'esaurimento delle forze di lavoro indigene per l'insufficienza di leve nuove (quelle degli anni di guerra), l'insistente espansione dell'apparato produttivo, il diminuito afflusso dei profughi d'oltre cortina, i modestissimi tassi di in107 .. ibliotecaginobianco

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