Le divergenze (che torneranno ad aver rilievo in sede politica dopo il 18 aprile, nel diverso orientamento verso i repubblicani o i liberali) si precisano, per ora, nella diversa misura ed indole delle riserve avanzate in ordine alla collaborazione coi governi monarchici: cc Il dovere delle antiche opposizioni - scriveva Paggi - era chia- « ro: afferrare lo Stato, anche se tutt'ora formalmente monarchico; dare « alle forze popolari tutto il potere e la capacità d'iniziativa, anche 11el « quadro d'istituti monarcl1ici. .. Quello che doveva essere il grande par- « tito della democrazia moderna in Italia, quello che aveva posto con cc tanta nettezza il principio del rinnovamento della società attraverso cc lo Stato, e dunque attraverso il Governo, sta ora brancolando nel « buio logomachico di dispute interminabili attorno alla stia essenza cc e alla sua definizione » 8 • Contro una certa idea giacobineggiante del cc popolo », si denunciava la cc perfetta antistoricità di una contrapposizione tra iniziativa dall'alto e iniziativa· dal basso » nel concreto quadro storico italiano del tempo. Di fronte alla silenziosa e vischiosa persistenza dell'antico ordine con le sue classi dirigenti economicl1e e burocratiche, la ricorrente tentazione socialista e azionista di sottrarsi alle responsabilità di governo non teneva conto cl1e propr10 e solo il governo, in quegli inizi di rinata vita democratica, rappresentava l'elemento di effettt1ale rottura, lo strt1mento primario dell'avanzata dell'antifascismo e del suo « farsi Stato». Qt1esto sostenevano Albasinj-Scrosati e Paggi in polemica con la maggioranza dell'Esecutivo Alta Italia del partito, attardata fin oltre il 25 aprile nell'ipotesi di un'irrefrenabile rivoluzione contadina in marcia dal Sud non appena venisse rotta la barriera tra le due parti del Paese, con l'inerente direttiva di mantenere stabilmente in vita i Comitati di Liberazione Nazionale come strutture di governo di tipo nt1ovo e come organi dell'unanimità popolare rivolt1zionaria. Molta parte degli azionisti, orgogliosi della parte avuta nella lotta clandestina, condivideva allora l'aspirazione romantica ad aggirare sulla sinistra il P.C.I., superando in una iniziativa e in una prassi d'intransigenza trascinatrice il cauto possibilismo togliattiano: di qui la tesi dei C.L.N. come guida unitaria della « rivoluzione liberalsocialista », solo alternativa all'avvento di regimi comunisti nella sconvolta Europa· del dopoguerra. Al << piano del lavoro per il P. d'A. n dei maggioritari, incentrato 8 PAGGI, Introduzione a un congresso, cit. 80 Bibliotecaginobianco •
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