Nord e Sud - anno VIII - n. 17 - maggio 1961

La nuova legge per l'edilizia rurale può quindi concorrere, se inquadrata in un più vasto programma di iniziative, a creare i nuovi insediamenti. Le indicazioni per utilizzare la legge in tale senso sono state fornite •dall'ing. Pier Luigi Giordani, che ha concluso con le sue proposte il lavoro della Commissione. L'art. 6 della legge, che prevede una ripartizione annuale dei fondi effettuata in base alla situazione economica e sociale delle provincie, può offrire la possibilità di anteporre all'attuazione della legge uno studio e una indagine. Quindi, anzichè affrettarsi a seminare case per le campagne, è meglio perdere un po' di tempo all'inizio, allo scopo di trarre dalle indagini utili indicazioni sulla effettiva necessità locale di case rurali. La legge infatti, così come si presenta ad una prima lettura, è uno strl1mento di incremento edilizio nelle zone rurali prevalentemente bracciantili, cioè nelle zone dove più forte è r esodo. Senza un attento studio preliminare e senza provvedimenti atti a trasf armare in tali zone la situa·zione economico-agraria, si rischia di costruire per un importo rilevante (duecento miliardi in dieci anni) case che rimarranno inutilizzate. Nell'attesa si può anche sperare che venga fatta un po' di luce sulla politica agraria, sulle varie programmazioni in pectore, dal Piano Verde ai Pjani regionali di sviluppo, ai Piani Territoriali e così via. Anche la Conferenza dell'agricoltura dovrebbe a breve scadenza maturare autorevoli pareri di cui la classe politica potrebbe tener conto. Quindi nell'ambito del Comitato tecnico previsto dall'art. 1, e per mezzo di una commissione consultiva altamente qualificata in senso •economico ed urbanistico, si potrebbe iniziare una programmazione approfondita, meglio se utilizzando strumenti di pianificazione a scala decentrata - regionale o comprensoriale - che garantiscano effettive possibilità di verifica in senso democratico, sociale ed economico .. Lo studio potrà spingersi fino a criteri produttivi, sulle possibilità di normalizzazione e di standardizzazione della costn1zione o degli impianti, riempiendo una grave lacuna in un settore che è stato finora trascurato dagli organismi e dagli Enti per l'edilizia popolare e sovvenzionata. I risultati di economicità che ne conseguirebbero sarebbero tali da compensare largamente il costo del tempo perduto per lo studio, e moltiplicherebbero praticamente l'efficacia degli stanziamenti. Come conclusione di questo studio si può quindi dedurre, in sintesi, che i problemi dell'agricoltura italiana sono stati tanti e tanto gravi che, da qualunque parte li si voglia affrontare, impongono sempre la necessità di un esame coordinato al fine di raggiungere una programmazione degli interventi che affronti radicalmente tutta la situazione nella sua interezza, con metodi di studio, di indagine e di prograrnmazione fra i più moderni e radicali. Oltre alla volontà politica ovviamente in·dispensabile, è quindi necessario che lo studio dei problemi venga effettuato con una serietà di metodo e una apertura generale su tutti gli aspetti della situazione, quali è stato _possibile riscontrare in questo 49 Bibliot~caginobianco

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