Nord e Sud - anno VIII - n. 17 - maggio 1961

Cercare di indirizzare meglio le attività pubblicl1e e private, intervenire cioè 11ella distribuzione degl'investimenti può essere un fatto non solamente sociale, ma anche economico: invece in questi anni, ed ancora oggi, ci si è preoccupati e ci si preoccupa essenzialmente dei soli risultati di bilancio delle varie aziende; una tale preoccupazione può trovare a sua volta sicure giustificazioni, ma soltanto settorialmente e non nel quadro dello sviluppo na-zionale. Che ciò sia vero è dimostrato del resto dalla stessa relazione la qt1ale ammette che « ogni distinzione tra settore pubblico e settore privato dell'attività economica sfumerebbe qualora si volesse condizionare l'iniziativa economica pubblica agli stessi criteri di economicità tenuti presenti nei calcoli di convenienza effettuati dall'iniziativa privata. Laddove il criterio di economicità per le imprese a partecjrJazione statale sembra debba ricercarsi piuttosto nella capacjtà, da parte di dette imprese, di eliminate quei costi che la collettività dovrebbe sopportare in mancanza dell'intervento 1Jubblico. Costi connessi all'inadeguata utilizzazione delle risorse disponibili, alla permanenza di forti squilibri 11elgrado di sviluppo economico raggit1nto dalle varie regioni e all'esistenza di strutture monopolistiche sul mercato nazionale ». Non possiamo d'altra parte esser certi cl1e tali affermazioni (c'è voluto del tempo perchè si potessero leggerle in una relazione ministeriale!) no11 rimangano solo teoricl1e, malgrado le intenzioni del Ministero delle Parteci1Jazioni. Esso infatti si è lodevolmente impegnato a svolgere t111a'ttività tendente a << coordinare, stimolare ed orientare i programmi di svilup1Jo delle imprese da esso controllate » e cl1e « lungi dal contrastare con le esigenze di preservare l'economia di mercato, può costituire una condizione necessaria 1Jer evitare che il mercato si cristallizzi in strutture monopolistiche o si adagi 11ella' dattamento dei programmi produttivi alle situazioni correnti, anche quando queste possano essere largamente mutate attraverso programmi innovatori ed una più estesa valorizzazione di quelle risorse disponibili che non risulterebbero adeguatamente sfruttate ». Ed in verità molto resta ancora alle azjende statali, anche nel rispetto degli idoli dell'economia di mercato: uno spazio grosso, se si pensa soltanto al Mezzogiorno, dove un loro intervento ancora e sempre più jmpegnativo nella carenza delle imprese private, potrebbe imprimere nuovo slancio alla politica di sviluppo. E, ad onor del vero, sembra che il Ministero delle Partecipazioni Statali si proponga di colmare il vuoto esistente tra i grandi complessi che l'iniziativa pubblica ha avviato nel Mezzogiorno (Taranto, Gela, Ferrandina) e le private iniziative locali, necessariamente piccole, mediante la costituzione di aziende di medie dimensioni, trasformatrici dei prodotti di base (in che rapporto è questo proposito con il famoso esperimento delle industriepilota, tante volte preannunziato dal Ministro Colombo e che è ancora nel vago, non si riesce, poi, a capire). E qui tocchiamo il punto che più ci interessa: l'azione che può e 44 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==