grado di tt1telare l'i11teresse dei singoli, essi sono rimasti gelosamente individualisti; ad ogni tentativo di organizzare sindacalmente la cateaoria l1anno sempre opposto diffidenza e scetticismo; non solo, ma pur :ssendo in tutto, dai direttori agli uscieri, poche centinaia di persone (per l'esattezza, 53 nel 1960) tendono a frazionarsi, a fare circolo chiuso ciasct1no col proprio « gruppo » (A, B, C, ausiliari), come in una casta, proprio quando più ci sarebbe bisogno di costituire un fronte comune. Non l1anno abbastanza presente che sono tutti sulla medesima barca, destinati o a salvarsi o ad affogare insieme. Così negli ultimi anni, mentre altre categorie di dipendenti statali riusciva110 ad ottenere un inquadramento, nel complesso dei dipendenti pt1bblici, più confacenti ai''titoli e alle funzioni dei loro membri, ed un migliore trattamento economico, i bibliotecari venivano pian piano scavalcati, e quindi vedeva110 peggiorata la loro posizione in rapporto a qt1ella di altri settori del pubblico impiego. Abbiamo illustrato altrove ( « Il Mulino », n. 98) l'attuale situazione economica e le prospettive di carriera degli impiegati delle bibliotecl1e; qui ci limiteremo ad osservare c11eil direttore di t1na grande biblioteca di un grande centro (come Torino, Milano, Venezia ecc.) ba il coefficiente iniziale 402 (cioè la retribuzione mensile netta di lire 88.000) che un professore di liceo col vecchio ordinamento raggiungeva dopo 8 anni di ruolo ed ora, secondo le deliberazioni del consiglio dei ministri del 27 gennaio, dovrebbe raggi tingere dopo 2 anni. All'altro estremo della gerarchia, il personale ausiliario (che quasi sempre, per la scarsità di impiegati, attende a mansioni di qualifica superiore) entra in ruolo con circa 35.000 lire mensili e con molta lentezza (giacchè la carriera è a ruoli chiusi) arriva al coefficiente 173, cioè 40.000 lire al mese circa. Il problema non ha tt1ttavia un àmbito così ristretto, non si esaurisce nella cerchia degli interessi privati dei bibliotecari. Il livello culturale di t1n paese dipende non solo dallo sviluppo e dall'efficienza delle sue scuole, ma ancl1e dallo sviluppo e dall'efficienza delle sue biblioteche: le quali sono (e lo saranno sempre più nell'avvenire) l'istituzione culturale destinata a fìancl1eggiare il lavoro della scuola, finchè il giovane la freqt1enta, e a contint1arla, qua11do ne è uscito. Le biblioteche nazionali e u11iversitarie poi costituisco110 uno strumento insostitt1ibile dell'alta cultura, 11è più nè meno che l'università. È quindi interesse della collettività che le biblioteche statali funzionino nel miglior modo possibile. Occorre perciò dotarle di mezzi per l'acquisto dei libri e per l'abbonamento alle riviste italiane e straniere: mezzi che oggi sono scarsissimi. Occorre in molti casi rinnovare i locali, costruire sedi nuove, razionali ed efficienti, adottare i mezzi tecnici più moderni per sveltire il lavoro e servire meglio il pubblico, che è tutt'altro cl1e soddisfatto di come funzionano oggi le cose. Ma se anche i mezzi già oggi ci fossero, toccl1erebbe sempre all'uomo farli funzionare. Occorre quindi preoccuparsi di fornire le bibliotecl1e di un l)ersonale di prim'ordine, e in numero sufficiente al bisogno. Per quanto 40 Bibliotecaginobianco
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