Nord e Sud - anno VIII - n. 17 - maggio 1961

L'opera degli Enti di rif01ma può essere criticata severamente, e con validi motivi; e noi ne abbiamo spesso indicati i limiti, abbiamo condannato gli errori di impostazione, nonchè le più gravi deficienze funzionali; ma la riforma, nel complesso, è stata una esperienza positiva, un elemento di rottura e di progresso dell'ambiente economicosociale del nostro Mezzogiorno. È questo un punto fermo, da far valere soprattutto contro i critici di destra. Gli ambienti di destra, come è noto, hanno subito la riforma agraria; non potendone impedire l'attuazione hanno cercato di sabotarla in tutti i modi. Oggi prendono a pretesto la crisi dell'agricoltura italiana- per addebitarne tutte le responsabilità alle leggi di scorporo e all'azione della riforma. E si affannano a dimostrare che questa è da considerarsi fallita- perchè sarebbe costata troppo ed avrebbe reso poco; d'altro canto taluni ambienti di. sinistra parlano spesso e volentieri di « fallimento » della riforma agraria• perchè essa avrebbe lasciato insoluti troppi problemi, a cominciare da quello della distribuzione della terra a tutti i contadini: la· riforma, cioè, non avrebbe arrecato un contributo decisivo alla tradizionale fame di terra del bracciantato agricolo meridionale, ancora oggi costretto ad emigrare verso le .regioni più sviluppate del paese o a cercare lavoro all'estero perchè gli espropri, contenuti in limiti territoriali troppo angusti, non avrebbero avuto quella dimensione che sarebbe stato necessario dar loro. Non saremo noi a negare che una parte di vero c'è tanto nelle critiche che vengono mosse da destra quanto nelle critiche degli ambienti della sinistra. E le forze dj centro-sinistra non hanno mai smesso di richiamare l'attenzione della maggioranza sugli sperperi degli Enti come sulla necessità di inserire le leggi di scorporo in un programma più vasto. Ma la destra si guarda bene, parlando dei risultati della riforma, dal confrontare il frazionamento di oggi con l'accentramento di ieri; essa in definitiva trascura di paragonare la piccola' proprietà coltivatrice creata dagli Enti con la grande proprietà redditiera che è stata scorporata; essa- si guarda bene dal valutare fino a· che punto la riforma abbia contribuito ad eliminare, nelle zone in cui è stata applicata e che appartengono prevalentemente all'Italia· meridionale, la dissociazione fra proprietà e impresa, malattia tradizionale e gravissima dell'agricoltura meridionale. Non ha senso valutare oggi i redditi dei nuovi piccoli proprietari, decurtati dalla crisi che investe tutta l'agricol~ura italiana, se non li si raffronta con quella che era la situazione sociale delle campagne prima del 1950 e non si fa cenno di quella che è la situazione attuale della· grande proprietà meridionale latifondistica. D'altra parte j critici da sinistra si guardano bene dal considerare che alla riforma si potevano chiedere molte cose, ma non quella di risolvere il problema· della terra per tutti i contadini. Non è qui il caso di ricordare che la sovrappopolazione agricola delle campagne meridionali aveva raggiunto negli ultimi decenni livelli elevatissimi, che la terra era poca e che i contadini invece erano moltissimi. Tra gli enori 29 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==