Nord e Sud - anno VIII - n. 17 - maggio 1961

politica della cc latinità » ci porta nella migliore delle ipotesi a fianco I del generale De Gaulle, nella peggiore a fianco del generalissimo Franco. E infine: credere che paesi come il Brasile e l'Argentina ab- . biano bisogno di noi; credere che l'impopolarità attuale degli Stati Uniti nell'America latina possa essere medicata da interventi economici dell'Italia, cc popolare » e cc amata » perchè vi sono gli emigranti e perchè « latina »; credere in una e< missione » dell'Italia in un continente così grande e così lontano, alle prese con problemi di cui non abbiamo nessuna esperienza, tutto ciò denuncia un velleitarismo assai simile a quello che ispirò un altro episodio penoso del nostro turismo diplomatico: ne furono protagonisti gli on.li Segni e Pella, recatisi nel settembre del 1959 a Parigi per proporre ad Eisenhower, cl1e era venuto i11Fra11cia per incontrare De Gaulle, 11ientedi1neno che un piano italiano di aiuti ai paesi sottosviluppati e un contributo congruo di quadri italiani (esperti di diritto romano c'era da supporre) ai programmi di assistenza tecnica. Ma invece di continuare a discutere intorno ai doveri e intorno a-Ile. possibilità dell'Italia di partecipare con un suo contributo alla politica occidentale di aiuti ai paesi sottosviluppati, perchè non si comincia a discutere sull'ammontare e sulle modalità di un tale contributo? I fautori di un attivismo italiano in America latina e in Africa non dicono gran che da questo punto di vista, più specifico e più importante. Quanto alle modalità, si fa cenno ai quadri tecnici, come se veramente le nostre università ne sfornassero in quantità esuberanti e di qualità eccezionale. Quanto all'ammontare, una indiretta indicazione della· confusione d'idee che va dilagando tra Quirinale e Farnesina la si può ricavare dall'affermazione che si è fatta intorno all'interesse dell'Italia per due continenti su tre. Questa smisurata ampiezza dell'area che il nostro governo dicl1iara interessante ai fini della presenza italiana nella politica di aiuti ai paesi sottosviluppati, da un lato, e il riferimento alla riserva di quadri tecnici accumulatisi in Italia·, da un f altro lato, confermano appunto non solo che al problema sollevato dalla visita di Harriman si guarda· con grande superfìcialità e con imperdonabile semplicismo, pure in sede di governo, ma anche, forse, che vi sono determinati gruppi di pressione i quali hanno tutto l'interesse a lasciare le cose come stanno. E quanto al Mezzogiorno si ha l'impressione che esso venga chiamato in causa come una pedina, quando fa comodo chiamarlo in ca:usa: onde il pericolo che ad Harriman si dica · che l'Italia non può dare nei confronti del terzo mondo il contributo 11 ibliotecagino ianco

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