cento alla prima guerra mondiale. La seconda parte è dedicata al cc movimento moderno », ossia alla storia dell'architettura dal '18 ad oggi secondo la definizione usata dal Pevsner nel suo libro: I pionieri del movimento moderno da William Morris a Walter Gropius. Il principio informatore del saggio è così indicato dall' A.: cc sembra consigliabile... non sforzarsi di far rientrare l'argomento negli schemi metodologici correnti, ma cercare di adattare la metodologia all'argomento, e tentare di cogliere nel movimento moderno stesso le indicazioni storiografiche che virtualmente contiene. I rischi di questo te11tativo sembrano compensati dalla probabilità di penetrare meglio il senso degli avvenimenti n. Da ciò si è portati a pensare che l'angolo visuale offerto dall' A., se presenta degli errori o dei rischi, è almeno tanto aperto e liberale, nel suo rifiuto di ogni definizione a priori> da prendere in esame tutte le questioni connesse ai moderni fenomeni architettonici, ossia da aprire - ci sembra - una vasta problematica, la cui validità sarebbe proprio nel lasciare insoluti i quesiti ed aperto il dibattito. Al contrario, Benevolo spiega tutto con le consuete e · mitiche chiavi dell'industrializzazione, l'economia, la sociologia ecc. Di con- •seguenza la validità di ogni corrente, di ogni scuola, d'ogni protagonista della recente storia architettonica, è giudicata in relazione ai processi produttivi, tecnici, commerciali ecc. In tal maniera, utile solo in senso filologico, lo schema di giudizio resta ancora più rigido, e quindi lontano dalla realtà, di ogni altro orientamento critico attuale. Infatti, considerata la storia dell'architettura moderna in modo così deterministico, l' A. avanza delle riserve sugli stessi architetti più significativi. Di Horta scrive: « C'è in lui il desiderio di esaurire subito il problema, giungendo sia a un equilibrio interno del linguaggio sia a un accordo immediato col pubblico, coi procedimenti costn1ttivi, con l'ambiente urbano del suo tempo, senza lasciare margini per uno svolgimento ulteriore. Perciò Horta è il più raffinato artista dell'art nouveau> ma anche in certo senso il più antiquato, il più simile a un architetto del passato ». Wright rientra con maggiore difficoltà nello schema usato dall' A., che afferma, a proposito del1' architetto americano: « ... mettendosi previamente al riparo da ogni impegno concreto circa i problemi della società moderna, Wright può affrontare qualsiasi tema come un occasione per esercitare il suo estro individuale e darne una soluzione formalmente perfetta ». Lo stesso Le Corbusier costituisce una deroga alla linea che guida lo studio di Benevolo: « ... non ha dietro di sè una preparazione culturale diretta, non è in grado di suscitare attorno a sé una vera scuola e neppure di attuare una vera collaborazione con altri ... Così la mole enorme delle sue iniziative e dei suoi lavori è appoggiata in definitiva solo alla coerenza del suo temperamento individuale, e i risultati sono sempre in qualche misura unilaterali ». Analoghe riserve, alcune volte in sè assai efficaci, sono espresse quasi per tutti i protagonisti del movimento moderno, tranne che per la produzione costruttiva olandese, agevolata da una efficiente legislazione urbanistica e per l'opera di Walter Gropius, che sembra aderire perfettamente ai principi informatori del libro di cui ci occupiamo. 120 Bibliotecaginobianco
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