scono all'origine di certe iniziative italiane nei paesi sottosviluppati (noi siamo fra questi t1ltimi). Ma proprio perciò la pole1nica suscitata dalL1 visita di Harriman non risulta dopo tt1tto meno confusa di quella che alcuni anni or sono fu suscitata dalle vicende del Medio Orie11te, dal viaggio del Presidente della Repubblica in Persia, dalle imprese dell'ENI in Egitto, nel Marocco e nella· stessa Persia 1 • Nè la posizione dell'Italia è vista oggi, dai fautori di t1n attivismo italiano nei paesi sottosviluppati, in termini meno generici di quelli su ct1i si fondava allora l'atteggiamento dei cosiddetti cc demomussulmani ». È necessario pertanto chiarire e approfondire i termi11i della questione; ed è necessario indicare una posizione che richiami i democratici all'u11ità anche in- .torno al problema degli aiuti ai paesi sottosviluppati. Velleita1·ia, e nazionalistica, era l'aspirazione manifestata a volte da Fanfani, di una ege1nonia italiana sui paesi del bacino mediterraneo, di una Italia che potesse recitare nel ~1editerraneo il ruolo <e brillante » di fiduciaria degli Stati Uniti, in vittoriosa, anche se non sempre leale, concorrenza con altri paesi europei, « colonialisti ». Non meno velleitaria e nazionalistica l'aspirazione di Granchi a una politica unitaria dei paesi latini con leadersheap italiana, per cui, proprio ~ in questi giorni, in occasione del raid sudamericano del Presidente della Repubblica, abbian10 letto di cc accordi » per la creazione di un cc gruppo latino » alle Nazioni Unite, « di cui faranno pa~e i Pa·esi dell'America latina e l'Italia, insieme con altri paesi latini europei (se vorranno aderire) i cui delegati all'ONU concorderanno, caso per caso, la linea comune di azione » ( « Il Corriere della Sera » del 15 aprile): come se la « latinità » non fosse l'ingrediente 1Jeggiore della nostra realtà politica; come se un consolidamento e una espansione degli ideali democratici non dipendessero anche dalla consapevolezza del paese di dover essere sempre meno <e latino » e sempre più << europeo » non diversamente da11'Argentina di Frondizi e dal Brasile di Quadros, consapevoli di dover essere sempre più « americani » e meno « latini »; come se nel caso dell'Italia questa politica della cc latinità '> non fosse in palese co11tra·sto con la politica atlantica ed europeista~ se non altro percl1è la politica atlantica ed europeista mira all'integrazione della realtà italiana con le grandi democrazie occidentali e la 1 Non ci si riferisce qui alla politica aziendale che ha portato l'ENI in questi paesi e che indubbiamente è stata coronata da significativi successi; ma ci si riferisce alle speculazioni e pressioni politiche che su quella politica si sono innestate, cercando di trarne giustificazione e impulso. 10 · Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==