di un inizio di ·evoluzione in senso moderno: fra questi, alcuni sono potenzialmente le città di domani, il cui volto noi possiamo realmente contribuire a forinare » . Così, dunque, nasce il desiderio di esaminare, in maniera approfondita, la regione cilentana, alla quale l' A. aveva già dedicato un primo studio in Problemi demografici e questione meridionale (Napoli, ESI, 1959); essa appare, da un punto di vista paesistico, a chi la consideri nel suo insieme, non soltanto animata dalle straordinarie vestigia delle città greche di. Paestum, al suo margine, e di Velia, nel suo centro - tuttavia non caratterizzanti di un più vasto insieme -, ma ricca di quel fascino d'ambiente che deriva, pur nel modesto valore architettonico (uno standard di tono minore), dall'adeguarsi sommesso delle case al paesaggio, mediante i muri in pietra calcarea che sembrano fondersi con la roccia dei luoghi, i tetti in cotto, costantemente adoperati, e la volumetria semplice, in cui i cc torrini n e le poche aperture ricordano immediatamente l'epoca del brigantaggio. La natura mimetica degli insediamenti in rapporto all'attuale orrore meccanico della produzione corrente potrebbe fornire lo spunto a constatazioni amare, peraltro già espresse: il Beguinot si limita ad osservare che il fascino deriva dal prevalere della natura sull'opera dell'uomo, cioè nel conservare tuttora il paesaggio, nella quasi totalità, il carattere Zeit lose, lontano dalla moderna civiltà e privo di evidenti trasformazioni recenti o in atto. I dati statistici riferiti dall'A. appaiono di una cruda evidenza: soltanto un sesto della superficie• del Cilento (inteso come unità urbanistica, e definito dal Sele a nord, dal vallo di Diano a est, dal Casaletto e dal Busento a sud, dal Tirreno ad ovest, per complessivi km-q. 3049,61) è pianeggiante, mentre metà è montagnosa ed il resto collinoso; la densità media oscilla dal massimo di 167 abitanti per kmq., lungo le coste, al minimo di 25, nelle zone interne; i 280.000 abitanti della regione vivono in 196 insediamenti, di cui soltanto due superano i diecimila abitanti, mentre le campagne sono praticamente quasi del tutto spopolate. Una serie di tavole annesse al capitolo su cc l'ambiente economico-sociale J) evidenzia i fenomeni che si riscontrano nella regione, mettendone a fuoco taluni tipici aspetti, accanto ad altri comuni a tutto il Mezzogiorno contadino (per esempio, tipica del Cilento è la forte percentuale di addetti ali' agricoltura non solo nelle zone montuose 1'81 % della popolazione attiva - ma anche e ancora nelle zone di pianura - il 74% - onde più che altrove risulta evidente la impossibilità di risolvere nel solo arnbito agricolo locale i problemi di occupazione della pianura cilentana; e grave risulta pure la insufficienza delle attrezzature: in particolare i bilanci delle an1ministrazioni comunali non sono sufficienti per provvedere alla costruzione di scuole, malgrado i mutui di favore previsti dalle leggi sull'edilizia scolastica); dall'analisi di questi e dalla considerazione delle disastrose condizioni di vita e di sottoccupazione degli abitanti, il Beguinot trae l'esigenza di infrangere l'immobilismo caratteristico dell'area depressa, per realizzare quei processi di trasformazione agricola e di industrializzazione (parziale, o totale, e preferibilmente integrativa), che risollevino l'economia regionale. Inserito nel diffuso interesse per la proplematica dell'ambiente, lo studio 117 Bibliotecaginobianco
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