Nord e Sud - anno VIII - n. 17 - maggio 1961

cioè secondo regole che non sono le sue. È uno sbaglio del quale sono felice, perchè le regole che applico alla politica sono quelle di una attività che di gran lunga la sorpassa ... » (pag. 41). Questa attività, a ben guardare, non era però quella morale, bensì quella sua di scrittore; era l'esplicazione di quella che il De Feo, nelle argute ed illuminanti pagine d'introduzione al volume dell'amico scomparso, ha chiamato « la fiducia quasi assoluta nelle facoltà dell'intelligenza e della ragione contro quelle della vitalità e dell'istinto, di un Branca ti illuminista e settecentesco ». È una facoltà che Branca ti aveva educato, e per così dire affilato, nell'attenta lettura del Leopardi prosatore, illuminista lui pure, che aveva dato come frutto una sua antologia di pensieri leopardiani; e lì io cercherei, piuttosto che nella tardiva « scoperta » di Stendhal, la vera sorgente letteraria del moralista. Da quella facoltà intellettuale muoveva l'ambizione di rifarsi all'esempio di Voltaire, di riprendere l'esercizio censorio dello scrivere, che si rispecchia in un frammento di questo Diario; esso può anzi considerarsi come il più significativo commento, che l'autore del Diario abbja fatto della sua stessa opera: « Con tanti Voltaire da strapazzo, che affollano le redazioni dei giornali, i salotti e le aule scolastiche, con tanti 'realisti' che hanno tenuto e tengono cattedra nei circoli rionaH comunisti e fascisti, un Voltaire moderno non è concepibile senza che un estremo candore sia al riparo della sua ironia, rivolta unicamente contro il volgare scettico da regime totalitario, e, in definitiva, da campo di concentramento » (pag. 251). In questa mescolanza di candore poetico (che traluce nelle pagine di rievocazione della Catania ottocentesca) e di ironia pohtica (che è profusa nelle osservazioni sulla Roma novecentesca), sta il fascino dell'ultimo libro di Brancati, quello del suo lungo « esame di coscienza ». [V. F.] Architettura e urbanistica BEGUINOT - Dopo i contributi, già noti ed apprezzati, su taluni problemi napoletani di urbanistica (dal piano del verde, del 1955, al proporzionamento delle aree cimiteriali, ed all'esame della situazione scolastica, del '56, ai (C quartieri spagnoli », del '57, ed al traffico urbano del '58), Corrado Beguinot (Il Cilento, problemi urbanistici, Edizioni del Centro Studi per il Cilento ed il Vallo di Diano, Napoli, 1960) ha recentemente affrontato la problematica delle preesistenze ambientali in scala regionale. Già nel novembre del '59, al VII congresso nazionale dell'INU, a Lecce, il Beguinot, nella sua relazione, chiariva i motivi che l'avevano spinto ad affrontare l'esame di una regione omogenea sotto il profilo storico ed urbanistico, e non una città, un singolo insediamento: « nell'episodio urbano di notevole entità, le possibilità di modificare il volto della città sono quasi per intero condizionate da fattori ormai saldamente instauratisi; più ricca di concrete possibilità operative appare la fase di modificazione che oggi interessa molti episodi urbani minori. Di questi insediamenti, alcuni vivono un inarrestabile decadimento, altri la difficile ora 116 Bibliotecaginobianco

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