t • CRONACA LIBRARIA Arte e Letteratura BRANCATI- Chi apra, proprio nel bel mezzo, questo Diario romano di Vitaliano Brancati - un volume in cui S. De Feo e G. A. Cibotto hanno raccolto e ristampato i pensieri e gli elzeviri sparsamente pubblicati dal 194 7 al 1954 (ed. Bompiani, i\,1ilano 1961, pagg. VIII+390) - e legga le pagine datate al febbraio 1950, si ritroverà non già a Roma, ma a Catania: in esse lo scrittore rievoca, infatti, le riunioni al caffè, eh' egli teneva coi suoi amici catanesi, negli anni dal '44 al '46, prima cioè del suo definitivo trasferimento a Roma. Con una di quelle pennellate, che sapeva suggerirgli l'estro nei momenti più felici, egli rende l'atmosfera di quelle riunioni, in una luce temperata di gentilezza e d'ironia: « Attraverso l'unica veb·ina, pioveva nell'interno del caffè, specie nelle giornate di gennaio e febbraio, il più bianco sole che vanti la Sicilia. I discorsi si accendevano mitemente al calore di questo sole o divampavano con fracasso di rovina ». Furono quelli, probabilmente, gli anni più felici di Brancati, che segnarono il solstizio luminoso del suo spirito: l'artista ·aveva raggiunto la sua maturità di stile, aveva scoperto j motivi della sua ispirazione più genuina, aveva acquistato piena fiducia in se stesso, si era, possiamo ben dirlo, riconciliato con se stesso. La fine del regime totalitario, e poi della guerra, anch'essa totalitaria a suo modo, gli consentiva di respirare ormai un'aria ossigenata di libertà, dopo aver provato H senso di nausea e di soffocazione che dà l'aria viziata di un ambiente chiuso; e Branca ti avvertiva ora, con maggiore vivezza, l'esistenza d'una definizione ideologica della propria condizione intellettuale, che si accompagnava, per così dire, alla definizione poetica della sua natura emotiva d'artista. Questo bisogno di riflessione non era nuovo in lui; alla sua prima produzione, narrativa e teatrale, del tempo fascista, si erano già accompagnati degli articoli e dei saggi, di genere critico o meglio polemico, in cui egli aveva cercato di dare una giustificazione, anche in termini sociali, della sua maniera di scrivere, delle sue ragioni umane del mestiere letterario. Ora che l'artista aveva imboccato la strada del suo intimo genio, e lasciato le fantasie politicoapocalittiche per l'affabile ironia sul suo mondo originario di provincia, si poneva a Brancati la necessità di portare avanti il suo esame di coscienza anche sul piano delle idee, di costruirsi un'immagine compiuta di se stesso. E chi abbia partecipato a quei lieti conversari ed a quelle accese discussioni, che Brancati teneva nel caffè catanese da lui ricordato, ritroverà l'uomo al 114 .Sibliotecaginobianco
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