Nord e Sud - anno VIII - n. 17 - maggio 1961

siamo· ancora troppo giovani, troppo di fresco usciti da una rivoluzione, troppo pieni ancora di speranze, per poter rinunziare a qualunque iniziativa, a cercare le occasioni anzichè attenderle, per poterci acconciare ad un programn1a di una così estrema moderazione». Quel discorso fu pronunciato nel clima cl ll'imn1inente Convenzione di Settembre, e non può, dunque, essere giudicato prescindendo da ciò! Di qui, ossia dal bisogno di opporre una fede operosa nel co1npitnento dell'unità non tanto ad uomini quanto ad una situazione che nell'intimo egli sentiva avversa, di qui, ripeto, anche l'accenno ad Italia e Francia co1ne i due colpevoli innanzi all'Europa feudale. Quasi che il De Sanctis volesse persuadere all'audacia i governanti del suo paese, perchè la Francia doveva, per la forza stessa delle cose, appoggiare le rivendicazioni italiane: il che non corrispondeva affatto, com'è noto, alla congiuntura politica europea del n1omento. E se si leggono gli articoli da lui pubblicati nell' « Italia » del 2 e del 12 1narzo 1864, si può cogliere benissi1no l' approssimatività dell'analisi desanctisiana · della situazione internazionale e si direbbe l'intima contraddittorietà di tale analisi: chè mentre egli nel primo articolo mostra come un'alleanza anglofrancese in funzione anti-austriaca fosse nella logica dele cose come unica garanzia reale dell'ordine liberale in Europa e con1e accorgimento adatto ad isolare l'Austria, che dal '60 aveva, per così dire, risalito la china; nello scritto successivo fa intendere come il « proprio » della politica inglese rifuggisse da un impegno così assoluto. A questo modo l'Austria non era più isolata, e le prospettive di compimento dell'unità sfumavano di nuovo. Per il resto, ossia per la politica interna, quel discorso del '64 non va oltre la denuncia del pericolo che le forze politiche, cessati i contrasti di fondo, s1 riallineino secondo mere divisioni geografiche (il che derivava dall'ossessione unitaria che il De Sanctis divideva con altri colleghi cl i settori di destra d Ila Can1cra) e l' esig nza dottrinaria della necessità di una contrapposizione di due grandi partiti per un organico sviluppo liberale: « ciò che testifica una rivoluzione feconda è la varietà delle opinioni, e la lotta dei sistemi politici ». E parimenti dottdnario mi sembra il tentativo di insistere su una diversa concezione delle funzioni dello Stato: cc ma lo Stato i chiama Università, si chiama Camera di commercio, si chiama Ca1nera legislativa, si chiama Ministero, è tutto il senno itali ano, è la forza condensata e raccolta, la cui missione è di dar in1pulso a tutti gli strati inferiori di organizzarli, di ace llerare il movimento sociale. Credo che vi sia una parte in questa Can1era la quale ha maggiore fiducia negli elementi spontanei e inferiori, mentre un'altra ha maggior fede nella iniziativa dello Stato ». Creda chi vuole che qui v'è un segno del nuovo 1 iberalismo progressista del De Sanctis : in realtà qui si scopre, al solito, la 1natrice hegeliana del suo pensiero politico, e si scopre, insieme, come egli ancora condividesse tutto l'ethos della Destra storica. Il De Sanctis voleva andare verso la Sinistra costituzionale, ma le sue idealità lo ricollocavano a destra. Del resto, che questi tentativi di fondare distinzioni e contrapposizioni di partiti fossero escogitazioni dottrinarie si può constatare, mi sembra, anche nel progran1ma elettorale del 1865, dove H De Sanctis si dilunga sulla sua opposi2ione ad entrarobe le esagerazioni di destra e di sinistra ( cc nè malve nè rompicolli » era il motto programmatico, che l' cc Italia » aveva ribadito in un articolo dell'ottobre '64; e nella letera indirizzata nel marzo del '67 agli elettori di 111 Bibliotecaginobianco-

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