egli stesso, cinque anni più tardi, nel discorso alla Camera dei Deputati del ,30 giugno-I lu~lio 1864, definirà sintetica1nente: « l'iniziativa del Piemonte ed il concorso della Francia ». Nella sua opera di ministro della Pubblica Istruzione il De Sanctis si rivelerà appunto per quel che era: un moderato che avvertiva, co1ne s'è già detto all'inizio di queste note, l'urgenza dei grandi problemi che poneva l'unificazione (ed anche, non Io si dimentjchi, degli altri che scaturivano dall'esigenza di completarla), e che, pertanto, cercava di realizzare il possibile, di restare sul positivo, senza lasciarsi attrarre troppo dai miraggi di grandi riforme. Perciò, piuttosto che porre mano ad un nuovo codice scolastico, come pure da qualche parte gli si chiedeva, egli procurò di studiare e di far adottare qualche con·ezione ed integrazione alle leggi vigenti ( « il meglio, l'ottimo verrà quando che sia ... ed intanto ... noi dobbiamo rassegnarci a vivere per qualche tempo ancora colla legge Casati »); di mettere ordine nel caos di regolamenti, che avevano finito col costituire co1ne una « scienza arcana » a cui pochi sacerdoti-funzionarii erano iniziati, e dunque di riformare le strutture amministrative della pubblica istruzione, introducendovi un temperato decentramento; e infine di intervenire decisamente soltanto nel campo dell'istruzione primaria, nel quale più urgenti erano le necessità. E sopratrutto procurò di estendere a tutta l'Italia la legge Casati, ossia di realizzare anche nel suo settore quella distruzione di tutte ]e antiche divisioni della penisola e quella conseguente unificazione legislativa, che era allora avvertita da tutto il ceto dirigente italiano come un'esigenza primaria. E del resto con tutto il ceto dirigente di allora il De Sanctis si attendeva che l'unificazione avrebbe avuto effetti proprio per il fatto del nuovo movi1nento impresso alla vita prima stagnante del paese: i benefìci che ognuno pareva attendersi in tutti i settori, il ministro della Pubblica Istruzione li prevedeva nel suo: cc c'è un ministro di Pubblica istruzione ancora più potente di me, e che raggiungerà l'effetto: questo nostro moto politico ... io sono persuaso che il nostro risorgimento non solo sarà politico, ma ancora intellettuale » (discorso alla Camera, 23 marzo 1861). Queste illusioni non devono essere dimenticate da chi voglia comprendere la delusione degli anni successivi. Le 1nedesime solidarietà ideali e politiche il De Sanctis continuerà a sentirle vivamente ancora per qualche anno. E dunque ciò che Io turbava e lo rendeva diffidente in Rattazzi, e l'induceva a pronunciare il critico discorso alla Camera del 22 novembre 1862, era non tanto il programma del Rattazzi medesimo, quanto l'aparente assenza di un programma, e il caratere di un' escogitazione a freddo, di un'imitazione del « connubbio » cavourriano, che assumeva ai suoi occhi la manovra sul centro-sinistra del nuovo presidente del Consiglio. Solo più tardi egli abbandonerà i suoi antichi a1nici per orientarsi verso la Sinistra costituzionale: ma mi sembra un grosso abbaglio (o sbaglio, che si voglia chiamarlo) quello di coloro che, come il curatore di questo volume e come altri ancora, parlano a tal proposito di cc prospettiva politica avanzata », di « audace >> bataglia politica e tentano di accreditare il mito gramsciano del De Sanctis cc progressista ». Ciò che muove, ad esempio, il De Sanctis a pronunciare il discorso del ,30 giugno-1 luglio 1864 non è l'esigenza di un mutamento di rotta in politica interna, l'esigenza di una politica, come oggi usa dire, «progressista», ma il timore di una battuta d' a1Testo nel compimento dell'unità nazionale; ed egli Io rivela con tutta chiarezza: « noi 110 Bi-bliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==