fermenti, il seguire, sia pure soltanto col discuterne, la concreta coshuzione politica cavourriana) contribuì a maturare anche le sue convinzioni politiche, a fargli compiere una scelta chiara e definitiva, ad orientarlo, si potrebbe dire, per tutta la vita. Le vicende degli ultimi decenni gli si ordinavano nella mente precisamente, in una visione della lenta crescita, morale e intellettuale e politica, della nazione italiana: cc chi guarda sensatamente la storia degli ulHmi tempi, vedrà moti speciali ed infelici, sterili in apparenza, ma preceduti e seguiti da un indefesso lavoro intellettuale e morale, che prende forza dalla sconfitta, che acquista maggior coscienza di sè ... e che si rivela da ultimo in fatti miracolosi per il volgo, e lentamente preparati, e perciò narurali all'occhio dello storico », si legge nel saggio sulle Memorie del Montanelli. Ed in uno degli articoli in polemica con la reviviscenza murattiana del '55 ( che è quasi contemporaneo allo scritto sul Montanelli) aveva ricordato con forza che gli italiani non erano più quelli dei tempi del primo Napoleone: cc in noi c'è qualcosa di nuovo ... Frutto di questo movimento fu l'esplosione del '48 ». Culturalmente e politicamente l'Italia era cresciuta, e poteva fare da sè: cc la vita italiana (scriveva il De Sanctjs, sempre in polemica coi murattiani) è stata dal 1815 in qua una lunga e perseverante reazione contro l' influenza francese ... La nostra vita è stata un continuo studio a sfrancesarci: Manzoni, Leopardi, Giusti, Botta, d'Azeglio, Balbo, Gioberti, poeti, letterati, filosofi, storici, tutti una voce. Questo lavoro pubblico concordava col lavoro segreto: lo attesta la Carboneria e la Giovane Italia ». Forse il De Sanctis andava oltre il giusto, come spinto dalla logica della posizione polemica, dal bisogno di controbattere l'ondata di scetticismo nella possibilità di un' autonoma rivoluzione italiana, di cui quel rivolgersi a Luciano Murat, quel vagheggiare un regno meridionale a regime costituzionale sotto un un principe francese, erano pur sempre espressione. Ma nell' esagerazione era anche il segno della fermezza di una convinzione politica: libertà, indipendenza ed unità, Italia e Piemonte, queste erano le cc verità » politiche di fondo, su cui si poteva, per un momento e per 1 agioni di forza maggiore, non mettere troppo l'accento; ma che non bisognava mai perdere di vista. e< L'indipendenza - osservava il De Sanctis - è una scala mobile, che dalla lega doganale giunge fino all'unità assoluta. Il Montanelli in qual punto della doppia scala si trova? ... Noi abbiamo bisogno di sapere innanzi tutto che cosa è vero, che cosa è falso, di avere una convinzione stabile; e se ci sono momenti transitorii, nei qua - li è forza di piegare alla necessità, chian1ar questo necessità e non ve1ità ». E d'altra parte l'adesione ad un certo «metodo » di lotta politica per il raggiungimento del fine unitario non implicava un rifiuto aprioristico di altri metodi, ad esempio dell' azione settaria : dove c' è un regime dispotico cc la società è una massa inerte tirata in qua e in là da due opposti, la setta e il dispotismo, e manifestantesi ali' occhio attonito oggi frenetica di libertà, dimani ferocemente reazionaria. Il lavoro della setta in questi casi non solo è inevitabile, ma è pur fecondo ». Dove, tuttavia, le preferenze e le inclinazioni dell'autore sono chiare: e si comprende, pertanto, che nel '59 il De Sanctis dimentichi le sue riserve sull'uomo de] 2 dicembre (salvo, a scrivere, poi, al De Meis, da Zurigo, il 19 luglio di quell'anno che Napoleone era pur ·empre colui che s'era « servito del suffragio universale per fon dare la tirannide dentro » : ma e' è di mezzo VillafrancaJ), ed açcetti il programma cavourriano, che 109 Bibliotecaginobianco I
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