FRA.NCEsco DE SANCTIS, Il Mezzogiarno e lo Stato Unitario, a cura di Franco Ferri, Einaudi, Torino, 1960. Proprio non mi riesce di intendere perchè a questo volume di « Scritti e discorsi politici dal 1848 al 1870 », pubblicato dall'editore Einaudi nella collezione delle « Opere » di Francesco De Sanctis, sia stato dato come titolo : Il Mezzogiorno e lo Stato Unitario. In questi scritti il Mezzogiorno, almeno come una delle dimensioni (la dimensione del problema meridionale) della nuova vita unitaria italiana, è quasi del tutto assente. E, semmai, nelle pagine qui raccolte traspare con chiarezza come anche nei migliori dei meridionali le questioni della vita unitaria, le necessità dello stato appena creato erano così possessive, da impedire di pensare ad altro. E del resto era logico e naturale che così fosse: chi legge, ad esempio, il discorso pronunciato alla Camera dei Deputati il 23 marzo 1861 dal De Sancti ministro della Pubblica Istruzione si rende conto perfettamente di ciò, di come il ceto dirigente fosse assalito da ogni parte dagli enormi problemi al livello nazionale: « noi siamo come quegli operai di Gerusalemme che con l'una mano tenevano la spada e con l'altra fabbricavano ». Insom1na, quel titolo è infelice non solo perchè non dà conto del1' effettivo contenuto del volume, ma anche perchè sembra suggerire che il pensiero del De Sanctis si muovesse su una RECENSIONI linea di problemi che non era affatto la sua. E neppure riesco a comprendere perchè tra gli scritti politici si siano inseriti i due saggi sui Souvenirs del Ville1nain e sulle M eniorie del Montanelli (e lo stesso rilievo ha mosso anche Aldo Garosci, nella « Rivista Storica Italiana», 1960, P. 570: cc sono più saggi critici che docu1nenti di azione politica »). Certo, in quei saggi vi sono osservazioni interessanti ed affermazioni importanti, che consentono di cogliere la maturazione delle id e politiche desanctisiane : 1na ciò si può dire anche di altri scritti e sopratutto di altri documenti (penso, evidentemente, alle lettere) di questi anni tra il 1848 ed il 1870, come degli anni successivi, ed è ovvio che chiunque voglia ricostruire il pensiero politico del De Sanctis deve far ricorso a tutti i suoi scritti. Ma questa non è una ragione sufficiente a giustificare l'inserzione di quei due saggi nel primo volume di scritti politici. Perchè proprio quelli, e non altri? E perchè non fare lo stesso coi volu1ni successivi? E se si fanno sin1ili cose non vengono, forse, fuo1i grandi confusioni? Le distinzioni che si introducono quando si stampano le cc opere complete » di un autore sono sempre distinzioni e1npiriche, di comodo, che non hanno nulla di assoluto; ma proprio per questo bisogna considerarle con un minimo di rigore. Degli scritti raccolti in questo volume, il Discorso ai giovani del febbraio 1848, 107 Bibliotecaginobianco
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