Non va sottaciuto, però, come l'attività politica del gruppo non si fosse limitata alla diffusione del giornale, ma avesse tentato un'opera di diffusione delle proprie idee attraverso una serie continua di conferenze - in Toscana soprattutto - volta a diffondere sempre più nel paese il nuovo verbo imperialista: uno sforzo di cui le pa·gine della rivista conservano l'eco néi resoconti di cronaca. Minor fortuna ebbe invece un tentativo editoriale, con la « biblioteca de Il Regno », in cui t1scirono soltanto la Legislazione artistica del Petrucci e Italia ed Austria di Pier Ludovico Occhini. Ma l'esperienza di vita del periodico era stata troppo breve, perché la sua collana editoriale potesse ra·ggiungere una modesta consistenza. D'altra parte, il gruppo fiorentino si era già venuto frantumando, sì da' non giungere compatto non diciamo al primo congresso nazionalista (Firenze, 1910), ma nemmeno alla conclusione della breve vita delle sue riviste. Le strade si erano biforcate prima, a mano a· mano che l'avanguardismo giovanile veniva stemperandosi in una raggiunta maturità intellettuale, che imponeva scelte dapprima rifiutate. Già col passare del Campodonico alla direzione de « Il Regno », nel 1905, si era'. avuto un primo, seppur incerto chiarimento all'interno del gruppo fiorentino. Tra il 1906 e il 1907 queste prime esperienze erano già concluse. Col dicembre 1906 cessava le sue pubblicazioni « Il Regno », mentre la più breve parabola di « Hermes » era già terminata nel luglio di quello stesso anno. Coll'agosto 1907 sarebbe giunto a fine anche il « Leonardo », che era stata indubbiamente la più importante (dal punto di vista culturale) delle tre pubblicazioni. La profondità delle fratture createsi nel gruppo si sarebbe potuto riscontrarla di lì a poco: Prezzolini, fondando nel 1908 « La Voce », avrebbe dimostrato concretamente il suo distacco dalla « moda » di un tempo, accostandosi alla filosofia crociana. Corradini, mentre il Campodonico veniva riempiendo le pagine de cc Il Regno » di noiose rubriche letterarie, riscopriva per suo conto l'epica carducciana, allontanandosi dal dannunzianesimo. Papini, già redattore capo de « Il Regno », attraversava un che non riuscì ad essere il nazionalismo, sarebbe stato, per il Corradini, il movimento fascista, « il primo ' partito di masse" della nazione ». Il che - a parte il giudizio servile verso il vincitore - poteva anche riconoscersi per vero, nel senso che il fascismo aveva saputo u tradurre » in azione politica i fermenti imperialistici del nazionalismo, raccogliendo attorno a sè quelle forze (del capitale, degli agrari, della piccola borghesia, del sottoproletariato) che ne avevano fatto davvero un (< partito di massa >>, .seppure - no di certo! - il partito delle masse italiane. 92 Bibliotecaginobianco
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