Il riferimento colto, confessato nel corso di questo stesso articolo, era la Teorica dei governi di Gaetano Mosca («un libro da cui ho tolto per questo articolo molte critiche al sistema parlamentare »). Il riferimento politico era stato chiarito nel numero precedente della rivista, con un panegirico in onore di Crispi, firmato « La Rivista », a significare l'unanimità di giudizio in seno alla redazione; e nel Mosca, come nel Crispi, i giovani nazionalisti de cc Il Regno » coglievano soprattutto la conclusione risorgimentale, il rovesciamento, anzi, degli ideali del Risorgimento. Nel Mosca, era soprattutto il concetto delle minoranze organizzate che assurgono a classe politica dirigente, che dava un senso all'azione del gruppo fiorentino; mentre la riduzione del concetto di nazione a impulso verso un espansionismo bellicoso, giustiRcava il a mal d'Africa» di cui questi giovani acutamente soffrivano. Nel Crispi, non solo essi intravvedevano l'uomo di ferro, il « cancelliere » bismarckiano, ma, con parole profetiche e per noi dal sinistro suono, il « duce » che inct1rante « degli urli della piazza » aveva saJ)uto tracciare il cammino imperialista della nazione: « Crispi è stato l'ultimo grande uomo di Stato che l'Italia abbia avuto. Uomo di stato intendiamo non nel senzo diplomatico di prudenza equilibristica e di timidezza paziente in cui molti, troppi, lo intendono, ma uomo di Stato nel senso eroico e nazionale della parola. Egli è stato l'ultimo cioè a fare della politica italiana e della grande politica italiana, l'ultin10 a sentire in se stesso la coscienza forte della nazione, nel suo passato e nel suo futuro, al di là e al di sopra degli urli della piazza e dei pettegolezzi del retroscena ... L'uomo di Stato è guida e duce - esso deve dunque conoscere la via meglio e più di coloro che guida e conduce ... L'uomo di Stato è dunque la nazione, ma la nazione intensificata, elevata, innalzata a! di sopra di se stessa. Il suo compito è di sentire nazionalmente e d_ivedere innanzi. Questo duplice compito fu inteso e adempiuto da Francesco Crispi ... E da italiano che ricordava Roma egli non poteva pensare che l'opera degli italiani dovesse consistere soltanto nel rimettere insieme le membra sparse d'Italia. L'Italia doveva risorgere ma per agire nel mondo 1904. Si osservi come l' antiparlamentarismo facesse tutt'uno con r antirisorgimento del gruppo fiorentino, e si confrontino questi giudizi con quelli - assai più re-- centi ___,dello stesso Prezzolini: « La borghesia italiana iinpose il Regno d'Italia al popolo italiano, proprio come un conquistatore straniero impone il regime che desidera... In realtà il Risorgimento fu la soprastruttura di un'Europa ricca e industriale che si adagiava in un'Italia povera e stagnante ». G. PREzzoLINI, The Legacy in ltaly, New York, 1948 (e ora, in trad. it., Firenze, 1959, pp. 316--17). 85 Bibliotecaginobianco
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