« teorie » - storiografiche del Prezzolini, qua11to constatare come, in tutti gli scritti del gruppo fiorentino, il giudizio fosse sempre politico, fosse sempre di parte. Ma chi erano, e da dove provenivano questi giovani a arrabbiati ,,, che tra i primi venivano diffondendo dalle pagine de « Il Regno » i germi del nazionalismo nel corpo del paese? Nati tutti dopo il compimento dell'Unità, da famiglie della piccola borghesia, i più s'erano ritrovati a Firenze per motivi di studio, decisi a rinnegare la propria origi-- ne, ansiosi di far sentire la loro voce 12 • Così Giuseppe Antonio Borgese ed Enrico Corradini: l'uno giunto da un piccolo paese in provincia di Palermo, Palizzi Generosa; l'altro da un ancor più piccolo paese della provincia fiorentina, Sanminiatello, presso Montelupo; ambedue studenti dell'Istituto di Studi Superiori. Così il fiorentino Mario Maffii, studente anch'egli nello stesso istituto. Così, ancora, Giovanni Papini, uscito da una famiglia di artigiani fiorentini, autodidatta, accolto come auditore presso l'Istituto di Studi Superiori. Così Marcello Taddei, anch'egli uscito dalla provincia (era nato a Sinalunga, vicino Siena). Né dissimile, infine, il cammino percorso da Aldemiro Campodonico, che sarebbe stato, nel 1905, il suc~essore del Corradini alla direzione della rivista. Oriundo di Filottrano, in provincia di Macerata, lal1reatosi a Bologna, era venuto ad esercitare la professione legale a Firenze, e qui s'era fatto organizzatore nel 1901 di un movimento monarchico a tinte liberali, sotto l'influenza di Giovanni Borrelli, pubblicando una rivista, Rinnovamento, nella quale era già possibile scorgere le linee dello sviluppo futuro della sua azione politica. Nella Firenze di quegli anni codesti giovani avevano trovato facilmente il clima adatto al maturarsi delle loro idee volontaristiche, il terreno favorevole alla costituzione del loro gruppo. V'era già stato il De Bosis col suo «Convito», v'era il circolo del « Marzocco», riunito attorno ad Angelo Conti, l'amico (anzi il doctor misticus) del D'Annunzio. La provincia perpetuava la provincia; ma di ciò essi non potevano accorgersi, attratti da quel a: fare per il fare », da quel « gusto per l'azione» nel quale nasceva e moriva tutto _il mondo dell'attivismo dannunziano. 12 Papini scriverà nel '912, riandando a questi anni: e Credevo con tutta la forza dell'anima di avere una missione nel mondo - una missione mia, una grande missione. Mi pareva ogni giorno d'esser chiamato a fare quel che gli altri non facevano, d'esser chiamato a trasformare di punto in bianco uomini e cose, a deviare il pacifico corso della storia»: G. PAPINI, Un uomo -finito, Firenze, 1935 (la ed. 1912), p. 137. Bioliotecaginobianco
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