Dopo Milano di Giuseppe Ciranna Alla vigilia del 34° congresso del Partito socialista italiano abbiamo sentito spesso affermare - da parte dell' on. Nenni e di numerosi osservatori politici - che l'assem-blea di Milano non avrebbe riservato novità o sorprese; e la previsione era fin troppo facile, nel senso che si potevano tranquillamente ritenere scontate, dopo i rjsultati dei congressi provinciali, tanto la vittoria della corrente autonomista che l'acquisizione definitiva ,del partito tra le forze democratiche. Non per questo, tuttavia, era minore l'interesse degli ambienti politici italiani per la grande assise di Milano, chiamata a giudicare, in t1n'atmosfera meno drammatica del solito, ma non perciò priva di tensione e di vivaci contrasti, due anni difficili della vita del partito e del paese. Si sapeva, infatti, cl1e la maggioranza avrebbe dovuto non solo approfondire ulteriormente, in polemica con gli oppositori di sinistra, la posizione ideologica del partito, bensì anche chiarire il significato di certi atti politici, di certe scelte compiute dopo il congresso di Napoli; e ciò bastava a richiamare su Milano l'attenzione del n1ondo politico e della stampa, degli ambienti amici •e di quelli avversari. Per i socialisti si trattava di far sapere come giudicano, nella prospettiva dell'azione politica futura e in rapporto con i problemi della realtà italiana, i 1Jrimi risultati del cosiddetto dialogo con i cattolici, e che significato attribuiscono alle prime prove di collaborazione con gli altri partiti democratici sul terreno amministrativo e st1 quello parlamentare (dall'atteggiamento assunto dopo i fatti di luglio nei confronti del governo delle cc convergenze parallele » alla qt1estione delle giunte difficili); si trattava, in definitiva, di precisare se, e in quale misura, il PSI considera queste prove come l'inizio di un processo irreversibile; se, e in quale misura, essi propon6 . Bibliotecaginobianco
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