Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

zogiorno sar~bbe destinato a risolversi ·in un fallimento. Le aree industriali, infatti, concepite con1e « aree di sviluppo », dovrebbero orientare la localizzazione delle nuove industrie, richiamare nel Mezzogion10 gli operatori economici, suscitare e incoraggiare le iniziative locali. Un ritardo nella costituzione· dei consorzi si risolverebbe pertanto in un rallentamento del processo di industrializzazione, in quanto rimanderebbe l'avvio della trasformazione ambientale che - secondo il legislatore - dovrebbe spingersi al di là di una pura e semplice predisposizione di opere pubbliche e di servizi comunali (i qt1ali, come l'esperienza climostra, non ~ono incentivi sufficienti all'industrializzazione). . · La legge che prevede l'istituzione delle « aree » e le agevolazioni per lo sviluppo indt1stria'le è quella del 1957 (28 luglio, n. 634), modificata e integrata nel luglio del 1959. Sono trascorsi quasi due anni, quindi, che potevano rappresentare un lasso di tempo più. che sufficiente a far uscire i consorzi dalla fase della progettazio11e e della prepara'- zione, e a farli entrare in quella del funzionamento, ·della piena attività. Qual' è invece la situazione, oggi? Non ci risulta· che in questo campo siano stati realizzati progressi sostanziali. Il provvedime11to legislativo, in molte provincie, anzichè mettere in movimento per fini concreti gli Enti locali (quegli Enti a cui la legge ha demandato la facoltà di prendere l'iniziativa di costituire i consorzi) ha provocato invece conflitti di competenze, lotte accanite di campanile, giochi sottili di furbizia· fra quanti - e non sono pochi - vorrebbero accapan·arsene i vantaggi relativi. Allorchè qualche ente si è mosso, non sempre è riuscito ad assicurarsi la partecipazione convinta degli altri organismi locali che dovrebbero figurare tra i promotori dei costituendi consorzi; quando poi si è trattato di definire l'ampiezza délle « aree industriali », non sono mancate le pressioni e le reazioni dei comuni che pur non avendo i requisiti richiesti dalla legge, ritenendosi ingiustamente esclusi dai prevedibili benefici dell'industrializzazione, hanno contribuito ancora di più a complicare le cose e ad intralciare la definizione delle pratiche. Forse queste reazioni erano inevitabili; ma quel che non si giusti~ fica è il comportamento di molti enti, i quali oscillano tra due opposti atteggiamenti: di attivismo esclusivistico, che provoca risentimenti, resistenze, rifiuti di collaborazione da parte degli altri organismi, o di inerzi~ ·passiva, altretta11to colpevole e deleterio. Questo secondo atteggiamento è più diffuso di quanto non si creda, con le- conseguenze e i risultati che tutti possiamo già valutare. Prendiamo infatti un ca·so, quello del Consorzio per l'area di sviluppo industriale della provincia di Matera. Questo consorzio non ha fatto un passo avanti da quando - circa un anno e mezzo fa - se ne cominciò a parlare. Inoltre, da un po' di tempo in qua, non si riesce neppure a sapere a che punto stia la pratica e a chi, in definitiva, debba essere attribuita la responsabilità dei ritardi e degli intralci. Vi si è fatto cenno in un recente convegno provinciale della CISL, ma nessuno dei presidenti o rappresentanti di enti interessati che partecipavano a 48 Bibliotecaginobianco

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