Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

alla UIL e i socialisti della CGIL. Ma, in realtà, i soc.ialisti non sembrano, oggi, essere disposti ad uscire dalla· CGIL : nella CGIL, essi assumono di essere presenti per motivi di fedeltà alla classe lavoratrice, e di operare in guisa da mantenere l' azio·ne della confederazione entro il binario sindacale, contrastando la pressione dei comunisti a fare invece della CGIL una cinghia di trasmissione del PCI. i;: dubbio che i socialisti riescano in questi intenti, ma è importante che essi si sforzino di farlo. Uscendo dalla CGIL, oggi come oggi, i socialisti potrebbero rischiare di perdere il contatto con le larghe masse operaie e contadine, e di confondersi con i socialdemocratici, che non hanno alle spalle un forte sindacato. Supposto infatti che la CGIL abbia ancora oggi i 4 milioni di iscritti circa che vanta· quanti di essi seguirebbero i socialisti? Non si correrebbe il rischio di lasciare immutata la forza attuale della CGIL senza riuscire a costituire una forza adeguata di lavoratori organizzati fuori della CGIL? E come dimenticare che i contrasti tra CISL e UIL sono a volte più netti e profondi di quelli tra la CGIL e la CISL? In realtà, è probabile che l'avvenire ci riserbi una tripartizione delle forze operaie e contadine secondo il loro colore politico (comunisti, socialisti, cattolici), quale oggi si vede in Francia. Ma se ciò deve essere, è bene che avvenga quando il processo di autonomia dei socialisti dai comunisti sia pervenuto a piena maturazione e sia diffusamente sentito anche nella classe lavoratrice, in modo che il partito socialista non cessi di essere quello che deve essere, e cioè un partito di lavoratori, un partito di masse. A questo punto, è giocoforza ammettere che l'ardito proposito dell'on. Pastore, fondatore della CISL, di raccogliere intorno al sindacato libero la maggior parte delle forze lavoratrici italiane, distogliendole dalla CGIL, e organizzandole in un sindacato autonomo dai partiti, dal Governo, dai padroni, deve oggi considerarsi un tentativo fallito. Esso raggiunse il suo apice intorno al 1954-55, e poi entrò subito in fase declinante. Non si fa una insinuazione, ma un commento amaramente obbiettivo, se si dice che l'on. Pastore lasciò due anni or sono 1~ CISL, alla quale aveva dato il meglio di sè, non soltanto perchè Yindebolimento delle sue forze fisiche gli consigliava una attività meno intensa e dispendiosa ma anche perchè il suo compito « politico » di capo sindaca1le era ormai esaurito, La direzione della CISL è passata da allora in mani più giovani, quelle dell'on. Storti, attivo e dinamico organizzatore, il quale non ha però potuto evitare una serie di amare esperienze, non tanto dovute a suoi demeriti quanto alla nuova, più ·diffi21 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==