contro l'ignavia e l'indifferenza della maggior parte della società? Nè si può dimenticare l'opera di Raffaele de Cesare La fine di u.n Regno che senza avere pretese di contributo scientifico - infatti siamo nel campo della letteratura aneddotica - per la ricca messe di particolari di avvenimenti, riesce a darci un quadro di ambiente assai puntuale sugli anni immediatamente antecedenti al crollo del Regno; essa del resto viene citata con attenzione dal Romeo in Il Risorgimento in Sicilia e, all'inizio della sua ampia e acuta introduzione al volume La fine del Regno di Napoli (edizioni Le Monnier, Firenze) da Ruggero Moscati. La tesi centrale dell'opera del Moscati è l'analisi delle vicen-de del Regno di Napoli negli ultimi anni della sua esistenza attraverso una .lettura attenta e minuziosa, intelligentemente condotta, di alcuni documenti borbonici venuti ad accrescere di recente il patrimonio archivistico napoletano. Possiamo così seguire, sfogliando l'intenso carteggio fra il re e i suoi notabili, tutto il processo storico del Regno avviatosi verso la sua completa disfatta, e dalla lettura di quei rapporti si fa luce, in tutta la sua gravità, quella insufficienza, quel vuoto che si era venuto· accumulando dopo la .rivoluzione quarantottesca fra monarchia e società,· fra Corona e cultura. Ne risultò in tal modo una posizione di distacco, di frattura, fra Ferdinando II e le forze più vive della nazione a causa della irresistibile paura del monarca che ogni fatto nuovo, ogni tentativo di riforma di cui le classi, anche le più moderate, si facevano portavoci potesse contribuire a rompere quell'equilibrio che si credeva fosse immutabile ma che nascondeva invece, nella sua stagnante imm_obilità, la prima causa della dissoluzione del Reame. L'indagine del Moscati appare dunque assai interessante non solo perchè dà l'occasione di compiere un esame riassuntivo delle vicende del Regno borbonico nell'ultimo decennio, aprendo così il discorso anche su nuovi orientamenti di storiografia risorgimentale - e il suo saggio introduttivo ne è la più autentica testimonianza: si vedano le ultime pagine conclusive laddove il Moscati indica alcuni punti che sono stati trascurati negli stu-di su questo argomento e che invece meriterebbero un'attenzione maggiore e più approfopdita, come ad esempio la struttura dell'amministrazione borbonica, il mondo degli esuli meridionali, la funzione del gruppo cattolico e di alcuni gruppi pisacaniani e radicali, i rapporti fra il governo di Napoli e la Sicilia etc. - ma anéhe e, soprattutto, perchè ci dà modo di vedere e di osservare un avvenimento capitale della lotta unitaria, come la conquista del Regno delle due Sicilie, dall'altra parte della barricata. cc In che modo - annota il Moscati -, con quali c·aratteri, con quali forze, con quali resistenze e limiti, il Mezzogiorno si inserisce -nella compagine unitaria? Quali erano le effettive condizioni, nei più vari settori, dell'Italia meridionale alla vigilia del '60? ». L'autore cerca di rispondere a questi interrogativi con una completa e lucida analìsi dei vari fattori politici e sociali presenti nel Regno di Napoli al momento della spedizione garibaldina. Se l'impressione finale che si ricava dalla lettura di questi documenti sulla condizione di vita del Reame, non è delle più felici, tuttavia va fatto osservare la diversità di clima e di atmosfera avvertibile agli inizi del regno di Ferdinando II e per converso negli anni dopo il· 1848. 126 Bibliotecaginobianco
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