Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

Berna. Che cosa egli abbia fatto per l'emigrazione italiana in Svizzera, con quale modernità e cura si sia posto uno dei problemi di fondo dell'Italia del nostro tempo, il problema delr emigrazione, è una pagina importante di storia contemporanea, che un giorno bisognerà raccontare. Senza timore di esagerare resta una delle realizzazioni più importanti della diplomazia italiana di questo dopoguerra. Reale non giocò, come ha fatto qualche nostro ambasciatore, che si compiace di scrivere memorie, a fare il grande uomo, il grande politico e il grande profeta, ma, con quella modestia che è propria degli uomini avvezzi a compiere il proprio dovere e che è indizio sicuro di grandezza d'animo e di mente, fece per il paese più di quanto non abbiano fatto i sedicenti grandi uomini e grandi profeti. E poi, senza pubblicare articoli su grandi quotidiani, si trasse nell'ombra: ancora una volta, come sempre nella sua vita, l'azione fu sorella della meditazione e del silenzio. [V. d. C.] MOSCATI - Rosario Romeo nel suo Il Risorgimento in Sicilia ci dà un quadro assai efficace e suggestivo del grado di dissoluzione a cui era giunto il Regno borbonico alla vigilia del '60, ridotto ~d essere uno strumento di mera conservazione, dimentico dell'impulso innovatore che l'aveva percorso nel settecento, paurosamente privo, ormai, di qualsiasi ragione spirituale e morale, senza più alcun richiamo ideale e sollecitazione culturale, chiuso in un tragico e disperato immobilismo e pronto ad essere sommerso dalla entusiasmante crociata garibaldina. « Animo retrivo - scrive dunque Romeo - bigottismo crescente del Re Ferdinando II, e timidezza impreparazione incapacità del successore Francesco; rilassatezza dello Stato, privo ormai di ogni meta o significato capace di scaldare gli spiriti e muovere le menti; scarso prestigio della monarchia, screditata all'estero dalla violenta propaganda dei liberali, e messa quasi al bando dell'Europa dal ritiro degli ambasciatori di Francia e Inghilterra dopo le lettere di Gladstone; indolenza, corruzione, arbitrio, poca o nessuna lealtà verso la dinastia di cortigiani e impiegati, e assoluta m!.ncanza di uomini di qualche statura che non fossero avanzi murattiani o, al più, dei primi anni di Ferdinando Il; nessuna capacità e neanche volontà nei ceti dirigenti di additare al Paese una meta che lo spingesse ad uscire francamente dalla stagnante immobilità in cui era caduto. Sotto queste tare, crollava durante l'ultimo decennio l'interna struttura del Regno Borbonico, a Napoli e in Sicilia». A questo preciso e penetrante ritratto offertoci dal Romeo degli ultimi anni del Regno borbonico, esaminato, sezionato in tutte le sue parti per spiegare le ragioni, le. cause principali della sua dissoluzione, non ci sarebbe nulla da aggiungere per vedere come questo Reame fosse già crollato internamente, spiritualmente e moralmente, prima della cavalcata garibaldina dalla Sicilia al Volturno. E che dire poi del ritratto offerto dalla Storia del Regno di Napoli di Croce, un classico del genere - senza dubbio uno dei testi fondamentali ed indispensabili per comprendere le vicende del Reame napoletano - la cui indagine si svolge prevalentemente ad individuare quale azione condussero gli intellettuali, il ceto colto; fin dal 1799 per un destino migliore 125 Bibliotecaginobianco

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