gico fosse combattuto in nome ·non solo della patria italiana, ma di tutte le patrie. « O sui campi di Borgogna per la sorella latina o a Trento e a Trieste », era la formula sintetica del manifesto lanciato ·al paese dal Partito Repubblicano, con la firma dei membri della Commissione Esecutiva del partito stesso. E poichè il Ministero dell'Interno ritenne « pericoloso >> per l'ordine pubblico quel manifesto, arrestò i suoi firmatari, e dunque anche Egidio Reale. Interventista intervenuto, Reale restò fermo dopo il 1918 agli ideali che avevano guidato la sua vita fino a quel momento: di qui appunto il suo antifascismo risoluto, la sua opposizione senza quartiere ad un partito che si poneva (sono parole sue) « come movimento di aristocrazie contro il principio democratico, di classi privilegiate contro le masse popolari, per uno stato di pochi contro lo stato di tutti, per la prepotenza contro l'eguaglianza e la sovranità popolare, per un'Italia imperialista e militarista, invece che fautrice di libertà e di pace per tutti i popoli ». E quando una dignitosa opposizione non fu più possibile in Italia, Reale, l'uomo sempre ris·ervato e distaccato, l'uomo dell'anti-retorica, scelse l'esilio attravereso la via più avventurosa, quella dell'espatrio clandestino. Pacciardi ha ricordato come a togliere a Reale ed a lui le ultime esitazioni fosse un intervento della vedova Battisti, che scrisse loro in modo da far intendere che l'evasione era facile dai suoi monti. « Qui l'aria è pura e le montagne salubri »; e la partenza per Trento fu decisa d'un subito. Poi Reale aiutato da fidati contrabbandieri riparò in Austria, e di qui in Svizzera, dove fu più tardi raggiunto dalla famiglia. Ciò che Reale fece in Svizzera per la causa antifascista ed anche pei compagni antifascisti, in che misura egli contribuì a tenere desta l'immagine di un'altra Italia, seria e laboriosa, fedele alle tradizioni risorgimentali di libertà e di amore di tutte le patrie, è detto in qu-esto volume da Zanetti e da De Ziegler con commossa obiettività. Reale non solo fu uno dei più validi sostegni dell'azione condotta dai suoi compagni di esilio per conservare immune dalle infiltrazioni fasciste la più parte dell'immigrazione italiana in Svizzera, ma contribuì moltissimo, coi corsi all'Institut des Hautes Etudes Intemationales e poi all'Aia, coi libri e i discorsi, con gli opuscoli, con la saggezza dei suoi interventi presso le autorità elvetiche, con la stima enorme che ben presto egli fece nascere nei suoi confronti in quelle autorità come negli alti funzionari dell'organismo societario di Ginevra, a mostrare il volto reale del suo paese, che il fascismo aveva coperto con la retorica e con la rozzezza. Non è senza commozione che si leggono oggi, a tanti anni di distanza, le testimonianze dell'alacre attività di questo pugno di italiani che, in terra straniera, tra difficoltà di ogni sorta, traducevano l'intensità del loro sentimento politico in industriosità di opere, quasi a voler mostrare, con le cose fatte e non solo con le parole, che essi, e non gli altri, erano la nazione italiana. E va detto che in questa attività, che si giovava assai più della matura riflessione e della fermezza inflessibile ma meditata, che dell'impetuosità, le qualità proprie di Egidio Reale rifulsero in maniera particolare. E del resto alla trama di relazioni stabilite pro•prio -nel periodo dell'esilio, all'ammirazione che egli era riuscito ad imporre ai suoi freddi ospiti, Reale dovette anche i suoi successi di Ministro, prima, di Ambasciatore,. poi, a , 124 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==