Nord e Sud - anno VIII - n. 16 - aprile 1961

deva visitatori assai più graditi, ma non vennero, perchè si trattava di personaggi timidissimi che in genere sopportano in silenzio le avversità e gli stenti, e non sanno chiedere; personaggi che certamente Alvaro avrebbe incontrato più tardi, se ne avesse avuto il tempo. Tuttavia non è da escludere l'ipotesi che lo scrittore, per le amarezze dategli dalla sua esperienza direttoriale, fosse portato al pessimismo, un pessimismo che non deformava ai suoi occhi la situa2ione sociale di Napoli, ma che poteva indurlo a fermare la sua attenzione più facilmente sui personaggi negativi, che gli capitava di incontrare, che su quelli positivi. Nel 1912 Alvaro aveva scritto: « All'altro mondo non avranno più pa·ce, dice una popolana a proposito della classe dominante. Così subisce. Davanti a questo atteggiamento la possibilità di fare la storia è nulla ». Alvaro era venuto a Napoli appunto con la speranza di poter contribuire « a fare la storia ». Se ne andò con la convinzione di non essere riuscito a niente, di avere lottato invano. Ma oggi quello che Lui ha· scritto di Napoli non può essere considerato un seme caduto sulla sabbia. L,umiltà di Alvaro non venne mai meno a Napoli. Non vennero meno in Lui nemmeno la carità e la volontà di lottare per migliorare la condizione dell'uomo. Inoltre le dimissioni da direttore de << Il Risorgimento » rappresentano un esempio di dirittura morale, di solidarietà umana· e professionale, di coerenza, che lo scrittore diede pagando di persona. Il ricordo di questo deve contribuire a farci accettare quanto Alvaro ha scritto su Napoli come il discorso di un amico che ritenga di dover dire delle verità necessarie. Verità di cui, a nostro avviso, sarà sempre utile tener conto. 121 Bibliotecaginobianco

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